Non c'è tempo per la legge elettorale

Non credo che esistano, né i tempi né tantomeno le condizioni politiche e parlamentari, per approvare una nuova legge elettorale prima del 21 settembre, giorno in cui si svolgerà il referendum confermativo sulla riduzione del numero dei parlamentari. Esisteva un accordo tra i partiti che fanno parte della attuale maggioranza su una legge elettorale proporzionale con lo sbarramento al 5% ma è saltato per iniziativa di Renzi. Non ritenendo che la sua nuova creatura politica possa superare quella soglia si è riconvertito al maggioritario che, consentendogli di negoziare prima all’interno della coalizione il numero degli eletti indipendentemente dal risultato elettorale di IV, aumenta notevolmente il suo potere negoziale.

Ma l’errore di fondo Pd e Liberi Uguali/Art.1 lo hanno commesso all’inizio e cioè al momento della formazione dell’attuale governo quando decisero di votare la riduzione del numero dei parlamentari “al buio”, in cambio dell’impegno a riformare il Rosatellum.

Che si sia trattato di una ingenuità e di un errore politico mi sembra difficilmente contestabile. 

Intanto perché le leggi elettorali non si modificano “a colpi di maggioranza” mentre invece in Italia, a partire dall’approvazione del Porcellum, avvenuto nel 2005, è sempre avvenuto questo. Purtroppo questa è stata una costante di tutte le maggioranza che si sono alternate alla guida del nostro Paese. Ricordo che il governo Renzi si spinse fino al punto di porre la fiducia per ottenere l’approvazione dell’Italicum.

In secondo luogo perché non si approva una riforma costituzionale di quella portata senza affrontare e votare contestualmente le modiche che una tale riforma comporta per quanto riguarda la stessa Costituzione, la legge elettorale e i Regolamenti di Camera e Senato. Per di più in una situazione politica come l’attuale, caratterizzata dall’incertezza, dall’inaffidabilità o dalla non completa affidabilità dei propri interlocutori politici e da una sempre più diffusa tendenza a far prevalere degli interessi particolari su quelli generali.

Intendiamoci: fa bene Zingaretti a pretendere che la riforma della nuova legge elettorale venga almeno approvata in uno dei due rami del Parlamento prima del 21 settembre ma lui per primo sa che questo non sarà possibile. In ogni caso anche se fosse rispettata si tratterebbe di una condizione del tutto insufficiente.

In questa situazione votare Sì ad una riduzione del numero dei parlamentari è un azzardo. La riforma della legge elettorale è soltanto una delle condizioni che avrebbero dovuto realizzarsi. Le altre riguardano  la modifica di quelle norme costituzionali e dei regolamenti parlamentari che  la riduzione del numero dei deputati e dei senatori inevitabilmente comporta.

So benissimo che opporsi all’approvazione della riduzione del numero dei parlamentari in questo momento significa andare contro corrente in un Paese in cui l’antipolitica continua a raccogliere consensi, ma quando sono in discussione la Costituzione, la rappresentanza e il funzionamento del Parlamento tutti sono chiamati a una coraggiosa assunzione di responsabilità.

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