Con il Sistema Torino perde la città

Torino continua a perdere colpi e il “sistema Torino” non è più capace a difenderla. Torino affronta l’inizio dell’anno economico molto indebolita, al peso del lungo lockdown deciso dal Governo giallorosso si aggiunge una decisione della Fiat che in ottemperanza all’accordo (o vendita?) con Peugeot ha fatto saltare i contratti in essere con le aziende dell’indotto torinesi che lavoravano alla  fornitura della nuova Punto prodotta in Polonia. Contratti per milioni di euro saltati. Eppure un mese fa il Governo giallorosso aveva dato l’ok alle garanzie della Sace per un prestito da 6 miliardi. Reazioni torinesi debolissime. L’unico che ha fatto qualcosa è stato Marsiaj che ha parlato al telefono con Gorlier. A cosa è servita la venuta a Torino dell’ottobre scorso? Cosa si sono detti al lungo tavolo in Comune? Cosa è servita la visita a Mirafiori del premier con Appendino e Cirio al seguito? Già nella finanziaria approvata a fine 2019 e tanto decantata da Zingaretti non ci era nulla per Torino area di crisi, non vi erano incentivi per rottamare le vecchie auto inquinanti a favore degli euro 6, non vi era uno straccio di politica industriale dell’auto, il settore che ha fatto la storia di Torino ma che vale ancora la metà del Pil torinese e il 6% del Pil nazionale.

Il Sistema Torino è stato superato da Milano per la assegnazione del Tub, il Tribunale unico dei brevetti. Dio vuole, è proprio il caso di dirlo, che un giovane sacerdote torinese, Don Luca Peyron, erede di un grande sindaco torinese, quello di Italia 61, sostenuto dall’Arcivescovo Nosiglia, abbia avuto l’ispirazione di lanciare l’idea dell’hub della Intelligenza Artificiale, così il Governo ha potuto inserire questa idea tra i progetti strategici del Paese. È stato un pareggio in zona Cesarini ma non per merito del Sistema Torino ma, lo posso dire, del Padre Eterno.

A proposito del futuro hub della Intelligenza Artificiale, ripeto non frutto della elaborazione strategica della città, ritengo sia un’ottima cosa anche se i tempi non saranno brevi.  Nel 2003 il Governo Berlusconi ebbe l’idea di finanziare, con 100 milioni di euro, la nascita a Genova dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). Quindici anni dopo l’IIT è diventato leader nel mondo nel settore dei robot umanoidi. Ci sarà da aspettare anni ma dobbiamo augurarci di ripetere il successo dell’istituto genovese.

Ma le ultime tre cose importanti arrivate a Torino dall’Autorità dei Trasporti alla TAV e ora l’hub della Intelligenza artificiale non arrivano dal Sistema Torino ma da idee e iniziative forti della società civile che, ci vorranno anni, potranno rilanciare Torino che oggi negli ultimi vent’anni ha patito molte perdite. Di qui la consapevolezza che alle prossime elezioni comunali Torino si gioca le ultime carte per rilanciarsi.

Ho in grande simpatia Sergio Chiamparino, che con Cesare Vaciago e con l’aiuto del Governo Berlusconi seppe gestire molto bene le Olimpiadi invernali del 2006, ma insieme a Stefano Esposito, con cui vincemmo la battaglia per l’Autorità dei Trasporti, sono contrario alla sua linea che prevede al secondo turno la alleanza con i 5 stelle.

Torino ha bisogno di ritornare a vincere le partite dello sviluppo, non può più perdere aziende, ha bisogno di attrarre nuovi investimenti produttivi, perché i centri commerciali uccidono il piccolo commercio che rende bella e viva la città.

Torino ha bisogno di “voltare pagina“ e ha bisogno di un sindaco che chiami tutti da John Elkan alle banche, dagli industriali al sindacato a mettere qualcosa di importante sul tavolo per rilanciare Torino verso il grande appuntamento del 2030 quando la Tav la reinserirà nel circuito economico e turistico mondiale. Torino ha bisogno di forze nuove e coraggiose come quelle delle piazze Sì Tav, l’iniziativa più forte e importante degli ultimi dieci anni.

*Mino Giachino, Sì Tav Sì Lavoro per Torino

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