Come far uscire Torino dalla palude

A Torino, nella prossima primavera, si terranno le elezioni amministrative: politicamente parlando è domani. Stando alla valanga di critiche all’attuale amministrazione si può immaginare una clamorosa débacle ma non si sa ancora nulla su candidati, eventuali accordi fra partiti, inciuci o chissà. A Torino si galleggia in una palude di melmosa confusione, di esternazioni pasticciate, di caos che riflette lo sbando della politica nazionale.

Intanto qui riemergono, con la sbrindellata abilità del prestigiatore che tira fuori dal cappello un vecchio e spelacchiato coniglio, i nomi di vecchi ex amministratori, che non paghi dei disastri perpetrati in tanti anni di governo della città (debiti monstre, scandali cimiteri e altro, voragini economico/finanziarie, partecipate, e chi più  ne ha più ne metta, forse clientele a gogò) rimangono ferocemente attaccati a un ruolo che li avvolge che come una crosta inattaccabile e credo ammuffita, vogliono continuare oltre ogni ragionevole giustificazione, ad influire sui destini di questa povera città che agonizza grazie anche a loro e all'esercizio pluridecennale del loro potere indiscusso e dittatoriale.

Divorati dal “demone del potere” continuano a voler influire magari dietro le quinte (ma neanche troppo), sulle strategie per la nuova amministrazione, muovono pedine, frequentano il partito, si sentono eterni detentori di un’esperienza politica onnisciente e onnipotente, conoscono, frequentano, hanno agganci importanti, hanno tessuto per decenni un sistema di potere innervato in tutti i gangli vitali dei potentati della città, hanno fatto e disfatto, hanno creato danni giganteschi, lasciato debiti enormi, spento ogni possibile crescita di giovani talenti all’interno del partito stesso, insomma loro sono eterni e onnipotenti. Qualcuno un giorno disse “il potere logora chi non ce l’ha” bè qui ci siamo!

Naturalmente sbucano a volte personaggi ahimè mediocri che li osannano e li blandiscono (può sempre tornate utile nella palude della politica), qualche trombone e/o qualche retorico sostenitore, magari fra quelli che tanti vantaggi ebbero in anni di passati splendori dittatoriali, quando Torino appariva come inespugnabile feudo di una certa politica arrogante, supponente, spietatamente ignorante e totalmente sprezzante di migliaia di cittadini che chiedevano aiuto ma non erano allineati alle “politiche kulturali” e alle scelte demenziali del partito. Persero fragorosamente, migliaia e forse centinaia di migliaia di cittadini non ne potettero più e scelsero altro, dopo decenni di dittatura.

L’esperimento è fallito? Può essere, probabilmente si è rivelato un flop per incompetenza e impreparazione politica, ciò accade in democrazia ma ciò che è fondamentale, a mio avviso, è non dimenticare mai cosa sono stati i decenni precedenti per Torino, quali disastri sono stati perpetrati, quali debiti sono stati accumulati, quale penosa discesa agli inferi ha portato Torino ai risultati di oggi. mai dimenticare! Forse cambiare radicalmente e dare l’opportunità a qualcun altro potrebbe essere quantomeno utile per capire se esiste, per questa povera e massacrata città, una possibilità di recupero? Due forze politiche deleterie e distruttive le abbiamo sperimentate sulla nostra pelle (una per decenni, l’altra per 5 anni) proviamo una terza? E perché no?

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