La sfida ora è molto più Chiara

La decisione della sindaca Appennino di annunciare in questo momento (e non a ridosso della scadenza elettorale) che non si ricandiderà alle prossime elezioni amministrative è destinata a riaprire la discussione all’interno del Pd e del centrosinistra torinese. Se una sua candidatura fosse rimasta in campo le condizioni per un processo di avvicinamento e una eventuale intesa con M5s non ci sarebbe state; adesso non è più così. La palla quindi viene ributtata nell’altra metà del campo. Proprio ieri, il capogruppo del Pd in Consiglio Comunale, Stefano Lo Russo era intervenuto per respingere l’ipotesi di una trattativa romana all’interno della quale ricondurre la questione Torino. La preoccupazione era che in quella sede venisse imposta la ricandidatura della Appendino. Oggi quella ipotesi non è più in campo.

Le carte quindi sono destinate a rimescolarsi e l’eventualità di un accordo attorno ad un candidato che sappia parlare ai due elettorati non è più così remota. Certo, la rinuncia della Appendino è anche la certificazione del fallimento del progetto di cambiamento della città e della sua esperienza di sindaca; che un tale cambiamento (che è stato il motore del successo elettorale del M5s a Torino e in altre città, come Roma e Livorno), non vi sia stato è sotto gli occhi di tutti. A Roma e a Torino il M5s era chiamato a dimostrare che le idee con cui si era presentato agli elettori erano giuste e praticabili dal punto di vista del governo delle due città e non soltanto il frutto di una improvvisazione e/o della mancanza di una cultura di governo.

La decisione della Appendino pone il Pd e l’intero centrosinistra di fronte ad una situazione nuova, imponendo un cambio di paradigma. Li obbliga a definire un progetto per la città e a individuare un candidato il cui profilo possa essere condiviso anche dal M5s e, soprattutto, sappia raccogliere il consenso dei suoi elettori.

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