Salvini garantista solo per sé

Matteo Salvini, leader della Lega, si è prontamente congratulato con Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, per il mandato di arresto spiccato verso Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale della Calabria (in quota a Forza Italia), con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso. Insieme al presidente Tallini sono state arrestate, con la medesima imputazione, altre 19 persone.

Salvini, pochissimi istanti dopo che la notizia degli arresti è stata resa pubblica, ha dichiarato: “Ho mandato gli auguri di buon lavoro a Gratteri, che conosco e stimo; quando c’è da fare pulizia ben venga chi lo fa!”. Il leader della Lega ha poi ribadito il concetto sui social: “Conoscendo e stimando il procuratore Gratteri, se si muove ha ragioni per farlo”. Eppure il leader della Lega ha avuto l’opportunità di costatare sulla sua pelle il comportamento di alcuni Procuratori della Repubblica che non hanno esitato ad indagarlo e poi a mandarlo a processo per sequestro di persona, infamante e gravissimo reato (per intenderci lo stesso reato che fu perpetuato dall’anonima sequestri sarda e di cui furono vittime anche Dori Ghezzi e Fabrizio De Andrè).

In merito al Procuratore Nicola Gratteri, ricordiamo che la Cassazione, qualche mese fa, ha stabilito, senza rinvio, che Gianluca Callipo, già sindaco di Pizzo Calabro e presidente dell’Anci Calabria, e Giancarlo Naselli, colonnello dei carabinieri in servizio, fossero subito rimessi in libertà dopo otto mesi di dura reclusione. Entrambi erano stati arrestati – anzi fermati – nell’ambito dell’inchiesta “Rinascita scott” su richiesta della procura di Catanzaro retta, appunto, dal dottor Gratteri, arrestati perché ritenuti anelli fondamentali di un tessuto criminale tra i “colletti bianchi” e la“ndrangheta” vibonese: architravi di una struttura criminale. E invece, semplicemente, secondo la suprema corte, non andavano arrestati. Attendiamo di vedere se l’inchiesta reggerà al processo ma, quantomeno dal punto di vista dei provvedimenti cautelativi, quella che secondo il dottor Gratteri avrebbe dovuto essere “la più grande operazione antimafia dopo quella di Palermo” è caduta a pezzi. I numeri sono impietosi: dei 334 ordini di arresto, spiccati la notte del 19 dicembre scorso, ben 203 sono stati annullati e riformati (51 dal Gip, 123 dal Tribunale della Libertà, 13 dalla Cassazione senza alcun rinvio e 9 con rinvio).

Alla luce di quanto sopra detto, Matteo Salvini pare essere garantista con sé e forcaiolo con gli altri, e si dimentica che la Giustizia non può essere amministrata a “macchia di leopardo”: quello che decide il dottor Gratteri è sempre giusto, mentre quello che decidono alcuni altri suoi colleghi (ad esempio i procuratori che hanno deciso di indagare su di lui per il sequestro di persona) è sbagliato. Una Giustizia interpretata con personalismo e a briglie sciolte, che consente la carcerazione preventiva in assenza di un “giusto processo”, non è degna di uno Stato che si dice “di Diritto”! Stiamo attenti a classificare come “stato non di diritto” l’Ungheria e la Polonia perché anche l’Italia, su questo tema, ha qualche problema da risolvere!

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