Il moderno dispotismo
Danilo D'Antonio 07:21 Venerdì 27 Novembre 2020 0
Ogni giorno si leggono parole commosse e pietose nei confronti delle vittime delle tirannidi che affliggono il mondo ed in tanti si rizzano e stipano contro i nuovi dispotismi che ancora minacciano di sorgere. Ma nessuna di queste gran brave persone si degna di decidersi a capire quale è il fondamento delle tanto paventate dittature e d’ogni tirannide in generale. Infatti non basta dire No a questo, No a quello. Bisogna fornire chiare spiegazioni del perché certi fenomeni accadono e strategie per non farli accadere più.
Ebbene, chiaro e palese, il fondamento d’ogni dispotismo e tirannide è l’assunzione a vita nello Stato: nei suoi impieghi/poteri. Mai nessun despota sarebbe comparso se non avesse potuto contare sulla nera cerchia dei carrieristi pubblici. Al contrario aprendo lo Stato, riconoscendo oggi il dovuto suo carattere di Res Publica, di comproprietà, di proprietà comune, alla partecipazione di persone competenti, idonee, preparate, a tempo determinato, in tanti a turno vi si potrà accedere, come appunto richiede Democrazia, e si avvierà un benefico flusso umano costantemente rinnovatore non solo dello Stato, divenuto infine Repubblica, ma dell’intera società.
I dispotismi nascono da un disegno arcaico, rozzo, sbagliato di società, da uno Stato tiranno: i cui impieghi/poteri (nonché redditi) vengono dati a vita ad una minoranza allo scopo di fidelizzarla (posto fisso e mira di carriera e potere) per far quel che si vuole dell’emarginata, esclusa, estromessa maggioranza. I dispotismi scompaiono invece immediatamente con un disegno nuovo, raffinato, corretto di società, dotandosi quindi d’una Repubblica: i cui impieghi/poteri e redditi vengono concessi solo a tempo determinato, così da rimuovere ogni stasi e creare una generale apertura, disponibilità e spaziosità culturale, economica, politica e sociale.
Ciò che manca per evolvere è un vasto panorama che dissuada l’orda dei tanti focalizzati, proiettati verso quell’unico potere ora disponibile (il potere legislativo, in Parlamento) e distribuisca invece le persone per l’intera ampia rosa di magnifici altri poteri della Repubblica: amministrativi, culturali, educativi, informativi, finanziari, fiscali, giudiziari, d’ordine pubblico, militari, repressivi, sanzionatori, sanitari, scientifici, statistici, agricoli, ecologici, edificatori, urbanistici, paesaggistici, etc.
Davvero si desidera vivere in una società, in un mondo che funziona non soltanto meglio bensì proprio come dovrebbe funzionare ed avrebbe benissimo sempre potuto fin dall’inizio? Ebbene si sostituiscano i vecchi Stati con delle vere Repubbliche: introducendo il tempo determinato in ogni pubblica assunzione. Così da creare dinamismo e vastità di possibilità nelle società, così da avviare un’armonica rotazione sociale che renda impossibili blocchi, fazioni, parti contrapposte. Sul tipo: noi buoni da questa parte, loro cattivi dall’altra. Non posso non dedicare queste parole alle tante vittime di Stati rimasti come erano ai tempi dei duci e dei re.