Il piagnisteo degli industriali

Egregio Direttore,
siamo giunti all’anno 2021 e gli imprenditori cuneesi rinnovano il muro del pianto nei confronti di una politica e una classe dirigente che continua a non contare niente. È verissimo, ma cosa vogliono stante la situazione? Per rendersi conto della realtà politica che in concreto la classe imprenditoriale ha dimostrato di non volere mutare, basterebbe riguardare la storia economica locale dal dopoguerra in qua, e quindi fare un’autocritica.

È una storia pressoché costante che si trascina da decenni. Si comincia con gli anni del “centrismo” a metà degli anni Cinquanta, che a Cuneo segna l’inizio della trasformazione economica-sociale della provincia, ma che vede nascere anche la concezione per molti gruppi emergenti, dell’“isola felice” che può venire utile. Si celebra alla grande il decennale della Liberazione. Interviene anche il presidente della Repubblica Gronchi, ma per il resto nessun sostegno concreto al territorio. Infatti, nel 1956 a cura dell’Amministrazione provinciale, della Camera di Commercio e dell’Ente Provinciale Turismo viene redatto e inviato “agli uomini più qualificati del nostro Parlamento” il “Libro nero di Cuneo provincia isolata”. In esso era scritto: “Gli abitanti della provincia di Cuneo, con tutta la rudezza e la franchezza del loro carattere, affermano che essi sono stanchi di sentire ripetere sistematicamente un “no” ad ogni richiesta”.

Viene l’epoca del centro-sinistra. Nel 1967 il presidente del Consiglio Aldo Moro è in visita alla provincia di Cuneo. Nella sede dell’Amministrazione provinciale, gli porge il saluto il presidente Giovanni Falco, che gli presenta le “aspirazioni” del Cuneese: “Noi riteniamo che per il rilancio economico delle province meridionali del Piemonte, occorra principalmente rompere l’isolamento in cui oggi è chiusa Cuneo. Questo isolamento può essere rotto attraverso la creazione di grandi direttrici di traffico, infrastrutture indispensabili dello sviluppo economico”. Il presidente della Camera di Commercio di Cuneo dott. Giuseppe Chiesa redige per conto dell’Unione Industriali questa nota : “(…) Uno dei più gravi problemi, anche se non è il solo problema da risolvere, è quello dell’isolamento. Mancano, infatti, collegamenti efficienti con quasi tutte le province limitrofe e con la Francia. Inoltre, la situazione delle ferrovie è ancora peggiore di quella di trent’anni fa e quindi assolutamente insoddisfacente. Ripetendo quello che da anni si va chiedendo, occorre, quindi, migliorare e completare le comunicazioni stradali e ferroviarie”. La nota è del 1969, ma per quasi tutti gli argomenti trattati sembra scritta negli anni Duemila.

I gravi problemi economici e sociali del Cuneese continuano a trascinarsi, malgrado il potere che tutti i partiti antifascisti detengono da sempre a livello politico e amministrativo. Andiamo a rileggere una chiara semplificazione redatta da un noto giornalista, Franco Collidà, sulla “Gazzetta del Popolo” del 7101982: è un appello che si ripeterà innumerevoli volte negli anni a venire: ”Regione e Governo sollecitati ad intervenire rapidamente. La provincia di Cuneo è ancora l’“isola felice”? Per ora resiste alla crisi a denti stretti, ma conta i suoi bisogni e pretende che siano risolti. I suoi sono problemi di comunicazioni, di strutture mercatali. Per attraversare la provincia, per raggiungere le aree confinanti, per arrivare in Francia e in Liguria i tempi sono lunghissimi e i mezzi disagevoli attraverso i Colli di Tenda e della Maddalena. L’indispensabile traforo del Ciriegia è fermo a livello di sogno. Il miglioramento della Statale 28 che va ad Imperia è chiesto con urgenza da liguri e monregalesi. L’importanza dell’agricoltura e della zootecnia chiede moderne aree di mercato e interporti”. Però gli Istituti storici della Resistenza di Cuneo e di tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta, con l’adesione generale, “in occasione del 40° anniversario della Resistenza rivolgono un pressante invito ai partito, ai sindacati, associazioni e istituzioni repubblicane a prendere ferma posizione contro tutte le iniziative o i fenomeni oggi in atto che cercano di rivalutare in qualche modo il fascismo”.

In occasione delle elezioni politiche del 1987, ancora una volta si alza da Cuneo un “grido di dolore” . Lo solleva l’Unione Industriali: “Cuneo provincia in credito. Il Cuneese dà molto all’Italia. In cambio riceve scarsa attenzione: ai problemi di sempre se ne aggiungono di nuovi”. Ancora più significativa è la denuncia del prestigioso studioso del territorio provinciale prof. Giovanni Romolo Bignami, pubblicata in prima pagina dal settimanale cattolica “La Guida” il 2271988: “Cuneo chiede e non ottiene, perché? Vi è però veramente da chiedersi che cosa vi sia alla base di questa ripetuta noncuranza romana nei confronti di Cuneo. È tempo ormai di analisi serie, di attenti esami di coscienza. I cuneesi sul tema delle grandi comunicazioni, su quello del traforo, su una vera politica di respiro europeo hanno la coscienza tranquilla di avere, nei tempi utili e con le strutture adatte, affrontato la situazione? Certamente ci si deve rendere conto da parte di tutti che non basta attribuire le colpe a Roma, che pur ne ha tante, o piangere sull’egemonia torinese che in effetti esiste, occorre giungere alla radice dei problemi. È necessario che tutte le componenti partitiche e imprenditoriali si chiedano se veramente sono state, ognuna nei rispettivi ruoli, all’altezza della situazione o se per puri giochi di bassa politica tendente a creare posizioni di prestigio e di interesse personale, abbiano sempre più allontanato dalla gestione della cosa pubblica forze valide e attive e si siano un po’ alla volta isolate a Cuneo e a Roma, non contando letteralmente più nulla”.

Dopo 33 anni dalla visita di Moro, un altro presidente del Consiglio torna in visita alla città di Cuneo. È  l’anno 2000 e il presidente è Massimo D’Alema: il copione è sempre lo stesso. Questa volta sono impegnati i Democratici di sinistra con il ministro Livia Turco e il consigliere regionale Riba a caldeggiare l’aeroporto, la ferrovia, le strade e l’autostrada per vincere l’isolamento. Intorno a D’Alema si stringe uno stuolo di imprenditori (per la cena “aperta” che si tiene a Torino il contributo fisso individuale è di lire 500.000), ma Cuneo rimane sempre una provincia emarginata. L’ennesima conferma viene da una lettera inviata il 1262000 ai parlamentari piemontesi da parte dei presidenti di Cuneo dell’Associazione Artigiani, dell’Unione Industriale, della Unione Agricoltori, Commercianti ed Esercenti e della federazione Coltivatori Diretti: “Pregiatissimo Onorevole, la presente per rievidenziare e rimarcare la situazione di estrema penalizzazione derivante all’imprenditoria locale dall’arretratezza ed insufficienza delle vie di comunicazione. Una realtà che offende e mortifica lo spirito di intraprendenza della nostra gente e che incide negativamente sullo sviluppo economico, con aggravio di costi per il trasporto delle merci e l’acquisizione delle materie prime che di fatto diminuiscono la competitività delle imprese sul mercato. Da anni, troppi, si attendono risposte concrete ed opere che non decollano”. Anche i Democratici di sinistra non sanno a che santo votarsi. Infatti, il 572000 in una lettera firmata da tutti i parlamentari, i consiglieri regionali e i dirigenti regionali del partito, inviata al presidente del Consiglio dei Ministri on. prof. Giuliano Amato scrivono: “Signor Presidente, il 14 luglio p.v. Ella incontrerà i Parlamentari, i Rappresentanti delle province di Cuneo e di Asti, il Comitato di monitoraggio, le Organizzazioni economiche e sindacali del Sud Piemonte, preoccupati per la realizzazione della Asti-Cuneo e che attendono risposte concrete, operative. La delegazione sarà accompagnata da numerosi Sindaci che denunciano non solo un ormai inaccettabile problema di mobilità per il territorio, ma anche le difficoltà crescenti nel rapporto tra Comunità locali e Stato”.

Infine, la storia di questi ultimi vent’anni è sotto gli occhi. Significativo è rilevare lo sfogo nel 2014 del presidente di Confindustria Franco Biraghi che così scrive ai giornali: “Lasciateci lavorare. Alla burocrazia concorre una classe di funzionari pubblici che ostacola di fatto qualsiasi iniziativa, facendosi scudo di una giungla inestricabile di normative. Un alibi che permette di rimpallare le scelte tra diversi enti e genera infine la non decisione”. Gli imprenditori cuneesi, la maggior parte dei quali, finito il tempo del clientelismo della vecchia Dc si è convertita al sostegno della sinistra di governo o più recentemente si è affidata all’infatuazione per il Movimento 5Stelle, non sanno più che pesci pigliare e con chi prendersela. Ma è inutile condannare i politici di casa nostra e ripetere appelli accorati. Costoro hanno le mani e la mente legati dagli ordini o dai propositi di scuderia di vertice.

Il problema di fondo da risolvere è a monte e non giustifica il muro del pianto degli imprenditori. Cosa si può richiedere a un sistema politico privo di ogni seria capacità decisionale e affidato totalmente alla logica della contrapposizione e del predominio dei partiti? Un sistema politico che ha respinto la visione unitaria dello Stato e quindi del suo intervento su tutto il territorio nazionale? Quale sistema di governo innovativo, quale progettualità globale può sortire da una sinistra ideologica che si oppone a ogni cambiamento istituzionale, che si preoccupa prima di ogni problema di perseguire un antifascismo anacronistico e settario, che propugna ambientalismo ad oltranza e rigetta il riconoscimento identitario degli italiani, e compromette la loro necessaria sicurezza? E poi quale prospettiva programmatica e realizzativa può offrire il movimento dei grillini, impostato sull’antagonismo ad ogni costo, sulla improvvisazione, sul rigetto pregiudiziale di nuove grandi infrastrutture? A proposito dell’autostrada Asti-Cuneo varrebbe la pena di ricordare le argomentazioni contrarie del 2010 per le elezioni regionali.

Dopo tutte queste storie, dopo questa analisi impietosa, vediamo che si rinnova il muro del pianto da parte degli imprenditori cuneesi. Ma non si giustifica. Chi è causa del suo mal…. Signori imprenditori, asciugatevi le lacrime e datevi un po’ di coraggio e senso di responsabilità se volete fermare l’attuale deriva politica e cambiare le cose.

*Paolo Chiarenza, ex consigliere provinciale di Cuneo

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