Distanziamenti sì, chiusure no

Nell’attesa di una più efficace campagna vaccinale sotto l’aspetto qualitativo (valida organizzazione nella somministrazione del vaccino) e quantitativo (disponibilità delle dosi), cosa che attualmente ancora non avviene, tra le Regioni già si verificano assurdi privilegi per alcune categorie e per determinati individui a danno dei soggetti fragili e degli ultraottantenni. Le autorità centrali e regionali preferiscono combattere la diffusione del Covid-19 con le chiusure di tutte o di quasi tutte le attività. A cominciare dalle scuole, dalle materne alle Università e dalle attività culturali, dei musei, dei teatri e dei cinema. È stata azzerata la stagione sciistica. L’attività turistica ha subito un colpo durissimo con la chiusura degli alberghi. La chiusura dei ristoranti, delle pizzerie e dei bar ha gravemente compromesso la possibilità di una loro ripresa. Professionisti, artigiani e commercianti stanno subendo gravi danni economici.

La politica delle chiusure, a volte totali e a volte parziali a seconda delle colorazioni delle regioni, ha determinato molta confusione e incertezze e non ha prodotto gli effetti sperati. Come già messo in evidenza dal sottoscritto in una lettera inviata nel mese di dicembre dello scorso anno, i contagi sono rimasti elevati, così come i ricoveri in terapia intensiva e nei reparti Covid e soprattutto si è mantenuto elevato e stabile il numero dei morti e questo ci rattrista ancora di più.

Si è perseguita la politica delle chiusure, molto più semplice nell’attuazione, invece della politica del distanziamento, molto più impegnativa, perché richiede maggiori regole e più controlli, ma non impossibile. La politica delle chiusure estese e incondizionate determina un elevato indebitamento dello Stato a fronte di scarsi indennizzi per le persone e le società molto numerose, che hanno ricevuto pertanto poco ed ingiustificatamente in ritardo. Il mantenimento di molte attività avrebbe diminuito gran parte del disavanzo pubblico causato dalla pandemia, sarebbe andato incontro alle richieste di molti operatori ed avrebbe liberato risorse da destinare alla ripresa economica.

Le chiusure, d’altra parte, non hanno evitato gli assembramenti ed i conseguenti contagi nelle zone più frequentate delle città. Adesso tutti gli sforzi e le attività delle autorità centrali e regionali devono essere rivolte alla campagna vaccinale che deve essere assolutamente velocizzata, ma più avanti occorrerà ridefinire e migliorare il rapporto fra lo Stato e le Regioni e riorganizzare il Servizio sanitario nazionale che si è mostrato non adeguatamente preparato ad affrontare questa pandemia. Non ripeterò alcuni suggerimenti da me avanzati, elencati e numericamente indicati nella già citata lettera di dicembre.

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