De Ruggiero, onore a un combattente

Oggi hanno seppellito il mio amico De Ruggiero, Nicola De Ruggiero. L’amicizia non chiede sempre la condivisione della quotidianità per dirsi tale; spesso è sufficiente rispettare il reciproco diritto di scegliere il proprio traguardo esistenziale. Nel nostro caso è stato qualcosa di più o, a qualcuno, sembrerà di meno. Non ho più da giustificare il perché e il per come io lo stimassi, come uomo e come politico. Lo stimavo e basta. E a tutti quei gufi che negli anni passati si premuravano di avvertirmi sulla sua inattendibilità come politico, io rispondevo sempre con una domanda: “Ma tu, lo conosci come lo conosco io? No, e allora?”

Già perché io ho condiviso con lui gli anni più belli della mia storia professionale. Anni che ripercorro con scioltezza, senza l’ingorgo del passato più recente, in cui stare “accanto” alla classe dirigente politica, salvo qualche rara eccezione, ha significato assistere alle continue zuffe di condominio, ma di quei condomini dove gli inquilini si attaccano al generatore di corrente per rubarsi la luce l’uno con l’altro. E dove alla fine non c’è mai un vero colpevole, perché ognuno ha avuto una giustificazione “legittimabile” alla sua sopravvivenza.

No, io parlo di tempi in cui la pianificazione territoriale, l’ambiente, il lavoro, le pari opportunità e quant’altro recitano le deleghe assessorili, non erano soltanto una vetrina per appiccicare il proprio nome e cognome e dove la gestione di queste materie non era ancora l’esercizio di un’umana monotonia, ma coltivava l’ambizione ottimistica di una progettualità vera, volta al futuro.

Di Nicola nessuno è mai riuscito a dire ch’era antipatico. La sua partenopeità gli consentiva di poter restituire ragionevolezza a situazioni senza speranza, ma più spesso lo esponeva a considerazioni malevole sugli incarichi che gestiva. Di fatto lui ha attraversato decenni di ruoli politici senza finire nelle maglie della giustizia, senza sospetti di strane discrepanze e, soprattutto, con parecchi risultati tangibili. Certo, non tutti quelli che avrebbe sognato di conseguire. Il risultato più grande lo ha conseguito alla fine dei suoi giorni, arrivandoci mai afflitto, mai querulo, ma combattivo e fiducioso.

I più considereranno questo mio intervento retorico e solito a recitarsi quando una persona non c’è più. A quei più dico, con serenità e sperando che non me ne vogliano, che la rivalutazione dei personaggi politici che un tempo si sono massacrati è tipico e, in qualche caso opportuno, di uno stile politichese, che temo rimarrà saldo, tetragono ai mestieranti della politica. Per quelle come me, ormai in quiescenza, e per le stature più alte della rappresentanza politica, significherà il rispetto di quel “a onor del vero”, ormai vituperato e dimenticato.

Riposa in pace De Ruggiero, Nicola De Ruggiero.

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