Demagogia e senso civico

Le immagini di quest’ultimo weekend, con le vie delle città intasate di persone, le abbiamo viste più volte negli ultimi giorni, e sottolineano quanto la mancanza di senso civico porti molti, troppi, ad infischiarsene del rispetto di quelle semplici norme sanitarie da rispettare per la tutela di tutti. Senza richiamare manifestazioni ridicole, già ripetute nel tempo, come i tristemente noti aperitivi della Torteria di Chivasso, diventati ritrovo abituale di chi vive fuori dalla realtà negando l’esistenza di un’emergenza che ha già fatto 119 mila vittime nel nostro Paese, il centro di diverse città ha visto nel fine settimana un fiorire di assembramenti improvvisati. Vie invase di persone in assenza di azioni preventive e di interventi delle forze dell’ordine che, solamente in alcune città, si sono limitati a contingentare le presenze o a far defluire i più. Immagini che stridono con i richiami al buonsenso rilanciati da più parti a non prendere il ritorno delle zone gialle come un “liberi tutti”, sottolineando come le ritrovate minime libertà debbano essere protette da comportamenti in linea con la situazione. Richiami caduti nel vuoto come molti si aspettavano essendo una situazione già vissuta più volte nei mesi scorsi, che gli esponenti istituzionali utilizzano come un paravento dietro cui nascondere tutto il non fatto, le decisioni non prese.

Un richiamo preventivo al buonsenso di tutti, compresi coloro che più volte hanno dimostrato di non possederlo affatto, che facilita l’eventuale compito di chi si dovesse trovare nelle condizioni di dover nuovamente imporre regole più restrittive causate da una nuova impennata di contagi, addossandone la responsabilità ad altri e glissando facilmente su tutto ciò che in questi 15 mesi non è stato fatto. Si fa appello al senso civico di chi da più di un anno vive con costrizione la lontananza da amici e parenti, di chi ha visto e vede tutt’ora la propria attività in estrema difficoltà o fallire, e nel frattempo non si interviene efficacemente altrove. Si stigmatizzano gli aperitivi con gli amici, si chiede ai ristoratori di non ospitare clienti in spazi interni e nel frattempo, dopo più di un anno da inizio emergenza, ancora si lasciano ammassate le persone su bus, tram e treni in barba a qualsiasi normativa vigente. Si mantengono chiuse piscine e palestre mentre si aspetta ancora il famoso potenziamento della rete di medicina territoriale di cui si parla dall’estate scorse e che, a causa della sua inefficienza, provoca il sovraffollamento degli ospedali. Si richiede ulteriore pazienza a quegli stessi cittadini di cui se ne stigmatizzano contemporaneamente i comportamenti e nel frattempo non si lavora con coraggio sul futuro, lasciando tutto in divenire.

Non solo sul piano delle riaperture che lascia l’amaro in bocca a tutti, ma anche sul Pnrr nazionale e sugli approfondimenti regionali che fanno nascere mille perplessità sul come e quanto gli eventuali fondi europei possano davvero incidere sulla ripresa del paese e dei territori. Un NextGen Piemonte riempito di progetti improvvisati, alcuni tirati fuori dal cassetto della memoria in cui erano stati accantonati, posizionati in missioni sbagliate ed in larga parte privi di quell’impatto necessario alla reale ripresa dei territori. Un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza poco coraggioso, per nulla ambizioso, privo della volontà di imprimere una direzione politica a temi che condizioneranno la ripresa ed il futuro. Un documento in cui manca la visione strategica per disegnare il Paese moderno e ricco di opportunità per le future generazioni. Sostanzialmente, da quasi un anno e mezzo si richiedono sacrifici ed attenzione a tutti dando in cambio solamente demagogia, annunci roboanti e promesse costantemente non mantenute.

*Claudio Desirò, Buona Destra

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