La svolta green non è una ciclabile in più

Assistiamo in questi giorni agli ultimi colpi di coda di un’amministrazione comunale demagogica che ha fatto della conversione Green della mobilità la propria bandiera elettorale. Un tema al quale la Giunta Appendino si è approcciata al motto di “facciamo qualcosa, non importa come, in modo da mostrare di aver fatto qualcosa” a beneficio del proprio elettorato o di quella minima parte che ne è rimasto rispetto alle ultime amministrative. Le ciclabili messe a caso per le vie della città continuano a nascere senza una reale parvenza di razionalità o utilità, ed in questi mesi di mandato supplementare causa Covid altre continuano ad essere progettate senza condivisone territoriale e senza una concreta strategia alle spalle. Evidentemente i tanti chilometri di ciclabili casuali adibiti in questi anni non erano considerate sufficienti dalla Appendino e dai suoi sodali, così è un fiorire di nuove centinaia di metri di asfalto colorato imposto qua e là in città.

Il tema della conversione Green del traffico metropolitano è una tematica seria, che rappresenta l’immediato futuro di tutte le città, compresa Torino, a cui però bisognerebbe approcciarsi in modo serio, razionale e concreto con progetti che incidano a 360 gradi sulla mobilità urbana. Ciclabili che finiscono nel nulla e che causano ingorghi senza essere utilizzate (Corso Racconigi, ad esempio), ciclabili che obbligano a gincane tra dehors, lampioni e marciapiedi e per questo pericolose e scarsamente utilizzate (corso Lecce o Strada Antica di Collegno, ad esempio), corsie promiscue col traffico veicolare e prive di protezioni, quindi pericolose (Corso Vittorio, ad esempio) o ciclabili che annienteranno i posteggi in quartieri residenziali con un percorso parallelo a ciclabili già esistenti (Via Gorizia, ad esempio), non sono certo il miglior modo di stimolare la popolazione ad un utilizzo di mezzi alternativi all’auto privata. Soprattutto, se tutte queste ciclabili non fanno rete e finiscono in vicoli ciechi o su strade pesantemente trafficate.

A tutta l’irrazionalità che contraddistingue questa corsa demagogica al chilometro di ciclabile in più, si aggiunge il totale immobilismo della stessa Giunta sul fronte del trasporto pubblico, il cui Piano Strategico rimane fermo da decenni e con i servizi periferici via via ridotti proprio in questi giorni. I 5 stelle torinesi avevano fatto della mobilità sostenibile e della conversione Green del traffico Torinese un punto di forza della loro campagna elettorale di 5 anni fa e durante tutto il loro mandato, come era facile preventivare, hanno portato avanti questa loro battaglia in modo superficiale e dilettantesco derivante dal famoso “uno vale uno” che tanti danni ha fatto e continua a fare.

In questi mesi di “mandato aggiuntivo” è evidente la decisione di tappezzare ulteriormente la città perpetuando una corsa mozzafiato a rincorrere la striscia di asfalto da colorare e mettere a dimora per un presunto utilizzo a due ruote. La prossima Giunta che scaturirà dalle amministrative autunnali si troverà di fronte una città ricca di bandierine, ma con tutto il lavoro da fare per rendere finalmente il traffico cittadino a misura di ambiente, creando una rete di trasporto pubblico efficiente ed andando a ridisegnare da capo la progettazione della rete ciclabile cittadina. Ma non solo, perché la demagogia pentastellata sta causando grandi ritardi sul fronte infrastrutturale, ad esempio sul progetto Tav che rischia di perdere finanziamenti importanti per la tratta nazionale e con Torino che vede con preoccupazione l’avvicinarsi del progetto di interporto verso Milano, con il conseguente danno economico ed occupazionale che deriverebbe dal non assicurare ad Orbassano ed all’area metropolitana un ruolo centrale nel progetto. Su questo fronte, però, non solo abbiamo a che fare con l’ostruzionismo e gli slogan grillini, ma anche con la non presa di posizione da parte del centro sinistra locale. E la domanda sorge spontanea: i diversi candidati alle primarie del Pd che non si espongono sul tema Tav lo fanno per non indispettire i futuri alleati? Torino intanto attende idee, progetti, visione per il proprio futuro, lontani dalla demagogia, dal populismo e dai rapporti di forza delle singole coalizioni.

*Claudio Desirò, Buona Destra

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