Aborto, quella di Cirio è solo ideologia

Quando il Presidente Cirio, in relazione all’inserimento dei movimenti antiabortisti nei Consultori pubblici del Piemonte, dice che “la presenza dei movimenti all’interno delle aziende sanitarie e degli ospedali è prevista dalla legge italiana" dice una cosa vera. Si legge infatti nell’articolo 2 della legge 194/78: “I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”.

Quello che nella legge 194/78 non si legge da nessuna parte è che debba esserci una corsia preferenziale per le associazioni che prevedono la "presenza nello statuto della finalità della tutela della vita fin dal concepimento", come è dato leggere nella Determina Regionale del 25 gennaio 2021.

Dal momento che questi tentativi sono in passato finiti nel nulla grazie a ricorsi, il requisito è stato scritto questa volta in modo volutamente ambiguo, aggiungendo alla presenza della finalità della tutela della vita fin dal concepimento l’espressione “e/o di attività specifiche che riguardino il sostegno alla maternità e alla tutela del neonato”. Ciò è stato fatto probabilmente per evitare di incapppare in nuovi ricorsi salvaguardando sulla carta la possibilità di entrare nei consultori anche per associazioni che non prevedono nello statuto la finalità della tutela della vita fin dal concepimento.

Ora, il punto è che se questo requisito non è più necessario, non c’era bisogno di scriverlo; e scriverlo è una strizzata d’occhio politico/ideologica verso qualcuno, a dispetto di qualcun altro.

Cercare di aiutare la donna a non abortire supportandola in caso di problemi economici è una cosa laica, giusta, prevista dalla legge. L’argomento della sacralità della vita a partire dal concepimento è invece un dogma di fede, assolutamente rispettabile come tale, ma che non può costituire argomento in sede di consultorio pubblico da parte di nessuno. Ovviamente nessuno può escludere a priori che tra le associazioni che si rendono disponibili a dare una mano alle donne in situazione di difficoltà vi sia anche chi lo faccia per coerenza con l'ideale della sacralità della vita fin dal concepimento. Laicità significa garanzia di espressione alle fedi nel rispetto del pluralismo, non ammutolimento o esclusione di chi vive una fede. Ma laicità significa anche non trasformare quello che può essere un legittimo credo in un requisito premiante per ottenere una convenzione con un consultorio pubblico, come succede in Regione Piemonte.

Sulla laicità non si scherza e non si scende a compromessi. Presidente Cirio mi piacerebbe che rispondesse a queste obiezioni: pacate, misurate ma precise. La domanda è semplice: perché avete sentito la necessità di precisare nella Determina Regionale che le associazioni che possono chiedere di entrare nei consultori abbiano tra i requisiti quello del sostegno alla vita sin dal concepimento? Temo che la risposta non potrà che essere, diciamo così, di bassa cucina. Ma le donne piemontesi hanno diritto a conoscerla. La proposta? Togliete dal bando il riferimento alla sacralità della vita sin dal concepimento e aprite a TUTTE le associazioni che possono dare una mano alle donne, senza discriminazioni in base all’orientamento religioso. Perché se è vero che vogliamo tutti realizzare fino in fondo la legge 194/78, allora la strada deve essere corretta in questa direzione.

*Paolo Furia, Segretario Regionale Pd Piemonte

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