La denuncia inascoltata di Nosiglia

A ottobre dovrebbe concludersi la presenza pastorale di Mons. Cesare Nosiglia nella Torino declinante e socialmente molto sofferente di questo terzo millennio. Di fronte ad amministrazioni locali che, inebriate dalla bellezza del centro città che le Madame Reali e Filippo Juvarra avevano reso bellissimo e appena rinfrescato dagli investimenti pubblici e privati delle Olimpiadi invernali, non si erano accorte del declino economico e sociale.

Con la sua omelia del giorno di Ferragosto del 2012, Mons. Nosiglia cercò di svegliare la attenzione della città sulle due Torino, quella che sta bene che non si accorge della metà della città che sta male. Senza disporre delle statistiche dei paludati e autoreferenziali Centri Studi di banche e associazioni varie, l’uomo di Chiesa aveva colto meglio di tutti la situazione e lanciò un segnale che meritava migliore accoglienza da parte delle forze politiche e dai centri giornalistici e culturali, tanto superbi da non accorgersi del declino della prima Capitale italiana. Ma la sinistra al potere e l’intendenza culturale, come dice oggi Staino a proposito della situazione cubana, quando è al potere inforca occhiali rosa, contenta di essere vezzeggiata dal grande potere economico.

Di quei giorni di agosto rimangono agli atti le risposte penose di alcuni parlamentari e dirigenti Pd. Eppure, se quella denuncia fosse stata analizzata e studiata si potevano accelerare grandi investimenti come la Tav e la Linea 2 della Metropolitana così come si sarebbe potuto frenare l’abbandono di Torino da parte dei centri decisionali di Fiat, Telecom, Oreal, Sai ecc.

Non so se sia vero che a fronte delle mancate risposte della sinistra e del centrodestra qualche giovane sacerdote o qualche parroco abbia votato Cinque stelle. Quel che è certo è che oggi la metà della città che sta male sta ancora peggio e Torino, nel frattempo, ha perso altri suoi motori economici. Quel che è certo è che la metà della Torino che sta male e che deve avere anche lei la speranza in un futuro migliore, ha sempre trovato Cesare Nosiglia al proprio fianco.

L’Arcivescovo Nosiglia forse ritornerà a Roma ma la sua forte denuncia dei problemi sociali e del lavoro è lì che aspetta la risposta dei tanti candidati al Consiglio Comunale e dei candidati a sindaco.

Il nuovo Consiglio comunale, che mi auguro meno sordo ai problemi economici e sociali di quello che finisce il suo mandato, sarà tanto più qualificato e forte quanto più e meglio saprà proporsi un programma di rilancio economico e sociale della città di Cavour, Peyron, Grosso e Donat-Cattin, che da vent’anni cresce meno della media nazionale, che ha appena subito lo schiaffo di Stellantis sulla gigafactory e che ha situazioni pesanti nei tanti disoccupati e cassaintegrati e nei quartieri periferici illusi e dimenticati dalla Appendino.

Il mio augurio è che la forza della piazza Sì Tav, nata fuori dai partiti e dai centri decisionali del Paese, colga l’occasione del voto amministrativo per fare pesare la voglia di far ritornare a crescere economicamente e socialmente Torino.

*Mino Giachino, Sì Tav Sì Lavoro per Torino

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