Mercato del lavoro, lotta tra poveri

I dati pubblicati da Unioncamere e Anpal danno un’immagine parziale della situazione. Le difficoltà delle imprese ad assumere sono date anche dal fatto che non vengono proposti inquadramenti corretti, relativamente alle mansioni da svolgere. Sono uno di quei (ex) dipendenti a tempo indeterminato che sono stati licenziati nonostante il blocco dei licenziamenti ormai un anno fa. In Italia sono più di 500mila casi! Sarei anche nella lista dei contratti di ricollocamento, ma le uniche offerte ricevute sono state per aziende che volevano la mia esperienza (25 anni complessivi) e professionalità, ma offrendomi un inquadramento di due livelli più basso. Quando non mi hanno offerto addirittura contratti a chiamata (non conteggiando gli straordinari). Sono in Naspi, non sono percettore di reddito di cittadinanza. Dopo la crisi del 2008 ero dovuto ripartire da zero, mi ero ripreso, ripartendo dal principio, riguadagnandomi un contratto a tempo indeterminato. Poi arriva il Covid 19 e (lavorando nella logistica internazionale) tutti i colleghi che non hanno accettato di licenziarsi ed esser riassunti con contratti a termine, sono stati fatti confluire in un ramo aziendale che è stato “tagliato” (nonostante il lavoro sia proseguito (per quelli a termine...).

Il mercato del lavoro attuale è una lotta tra poveri, un “cane mangia cane”... La vera ripresa non c'è ancora poiché non si stanno offrendo inquadramenti che diano possibilità ai dipendenti di far ripartire l’economia del Paese. La domanda di lavoro è trainata dai contratti a tempo determinato (64%), seguiti da quelli a tempo indeterminato (26%). Il rapporto di legge dovrebbe essere (minimo) 60% lavoratori a tempo indeterminato e (max) 40% interinali, va da sé che i numeri non tornino! Il fatto che sia emerso il problema del lavoro sommerso anche nell’industria, il dato dei controlli in Lombardia con più del 86% (delle aziende controllate) trovate con irregolarità contrattuali (figuriamoci se fossero state controllate tutte) dà una fotografica più concreta di quello che è oggi giorno il mercato del lavoro.

Le agenzie di lavoro stanno offrendo contratti sempre più bassi, come durata e valore, figure formate come la mia non sono disposte a ripartire con contratti “entry level” per poi dover svolgere lavori specifici e di responsabilità. Lo screening viene fatto già da loro in pre-colloquio, se il candidato non è propenso ad accettare condizioni contrattuali sottodimensionate, allora l’agenzia non manda avanti la candidatura.

Reinventarsi, adattarsi sono caratteristiche che si contemplano, farsi prendere per i fondelli e sfruttare no, a 45 anni non lo accetto più! Voglio la serietà e professionalità (da parte di chi mi contrattualizza) che do con la mia esperienza e la qualità del mio lavoro. La mia è solo una delle tantissime storie di cui quest’ennesima crisi è costellata, non reputo il mio caso “eclatante”, ma sintomatico di un trend per il quale i dati pubblicati siano da interpretare come “parziali”.

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