Oltre a leggere insegnare a capire

Si è aperta la 34esima edizione del Salone del Libro, la più grande di sempre, ed è subito un gran successo di pubblico. Le dichiarazioni dei ministri Franceschini e Bianchi e del Presidente della Repubblica Mattarella sono state improntate nel senso di evidenziare, giustamente, l’importanza della lettura per la formazione dei giovani e per la creazione di una “forma mentis” utile a superare stereotipi e a creare un substrato culturale sul quale edificare un futuro di pace.

Proprio nello stesso giorno dell’inaugurazione, però, un sondaggio dell'associazione Save the Children pone la collettività davanti a una realtà sconcertante: il 51% dei quindicenni in Italia è incapace di capire un testo! Occorre, dunque, porsi seriamente il problema di quale possa essere il futuro di questi ragazzi e, con essi, della società prossima ventura. Si tratta di un problema di dimensioni enormi, specialmente rapportandolo a una società che diventa ogni giorno più complessa e che nella complessità crea tranelli insidiosi.

La lettura è, certamente, un ottimo antidoto ed il Salone del Libro ne è ottimo ambasciatore, ma non possiamo pensare che sia sufficiente a invertire questa tendenza. Lo smodato utilizzo della tecnologia se, da una parte, consente di attingere in qualunque momento a tutto lo scibile umano, dall’altra è anche veicolo di truffe e fake news, quindi è indispensabile che venga sviluppato il senso critico dei ragazzi e su questo la scuola deve recuperare il proprio ruolo formativo non solo adattandolo ai tempi, ma anche recuperando i pilastri fondamentali della cultura classica e promuovendo la partecipazione sistematica ad attività di volontariato fin dalla tenera età. Il Salone del Libro deve, pertanto, diventare “vertice sublime” della struttura di un piano di educazione alla cultura e alla tolleranza le cui radici affondano nei primi anni dell’infanzia.

*Davide Schirru, segretario Cisal Torino

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