Se i partiti non decidono

Ci stiamo avvicinando alla scadenza naturale della legislatura e ha già avuto inizio la fibrillazione nei partiti e negli schieramenti, soprattutto in questa tornata elettorale, dove ci si troverà davanti all’attuazione della tanto decantata riduzione dei parlamentari stabilita da un referendum popolare in cui gli italiani si sono espressi. Un terzo circa degli attuali scranni vedranno la scomparsa delle poltrone e la preoccupazione di alcuni personaggi che vivono del “solo” stipendio di parlamentare, cresce a dismisura. Iniziano le lotte per farsi inserire nelle liste dei partiti ai primi posti, in modo che ci siano più possibilità di entrare nuovamente in Parlamento. Infatti, ricordo a tutti che in modo poco democratico, i cittadini italiani, sono stati esautorati dalla libertà di poter scegliere la persona da votare in quanto la stessa, viene imposta dai partiti stessi, inserendola ai primi posti della medesima lista di partito.

Se poi si esamina il tracollo che negli ultimi anni hanno avuto alcuni partiti attraverso la gestione dei leader che sono balzati alle stelle per poi in pochi anni perdere la metà dei consensi, vedi i vari Renzi, Berlusconi, Di Maio/Conte, che dal 35% e oltre, sono scesi ora tra il 5% e il 15%, malessere che attraverso i sondaggi si nota, visto che ormai la politica nella gran parte dei partiti è schiava dei numeri, e ha sempre meno idee da sviluppare tra la gente comune. Al posto dei sondaggi sarebbe interessante anche sapere ufficialmente quanti tesserati o militanti fanno parte dei partiti oggi, rispetto agli ultimi due anni, per verificare se questi numeri sono oggi aumentati o diminuiti.

Intanto domenica prossima 12 giugno andiamo a votare per cinque referendum sulla giustizia perché in Parlamento da un po’ di anni non si riesce ad accontentare tutti o quasi sul capitolo scottante che attanaglia la giustizia stessa. L’impressione, anche da parte di coloro che hanno promosso i referendum che purtroppo si buttino dalla finestra altri soldi per magari non raggiungere nemmeno il quorum del 50%+1, numero per il quale se non ci si arriva il referendum è nullo. Guardando qua e là le televisioni pubbliche o private che siano, sembra che non venga dato molto risalto alla pubblicizzazione dei referendum stessi e quindi il rischio di non arrivare al quorum è quanto mai attuale.

Ma una domanda ce la possiamo fare? Cosa votiamo a fare i nostri rappresentanti del popolo per sedersi in Parlamento e non essere in grado di fare una legge che tenga conto dei quesiti referendari, se poi ci chiedono di andare a votare 5 referendum per dire a loro stessi che andavano inserite queste modifiche o abrogazione di articoli della stessa legge. Questo modo di gestire la politica non credo aiuti il cittadino a riavvicinarsi alla politica; quindi, non lamentiamoci se ogni volta vediamo calare la percentuale dei votanti... la gente inizia ad essere stufa degli interessi da pollaio di alcuni rappresentanti della politica italiana. Per questo nascono a dismisura liste civiche, formate da persone che tentano di modificare il sistema instaurato dai partiti stessi.

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