Concertazione in Gtt? No grazie

La lettera dal titolo “A Gtt serve concordia (e competenza)” è la palese dimostrazione di come ormai viviamo in un mondo totalmente all’incontrario sui ragionamenti politici di manager all’italiana. Proprio la concertazione ha dato fine al modello conflittuale del sindacato e a causa di ciò il consenso sindacale (adesioni) negli ultimi anni è quasi dappertutto calato come riportato nella lettera dai dati del Cnel. Perché dovrei iscrivermi al sindacato confederale quando tende a porsi sempre più come istituzione abbandonando la sua originaria vocazione conflittuale?

L’errore che spesso si fa quando si parla di privatizzazione del trasporto pubblico è quello di pensare che il privato può efficientare il servizio a favore di tutti i cittadini di ogni ceto sociale. Il Traporto Pubblico Locale dovrebbe essere un servizio che assicura la mobilità anche a chi non può pagare il biglietto e abita nelle più sperdute periferie. Questo non può succedere con la gestione privata o da chi ha la mentalità di gestione privata. Il privato efficienta il servizio in base ai costi e soprattutto per trarre profitto. Fatturato/utile. Se una determinata linea, non avrà una cospicua portata di passeggeri ogni ora, verrà inesorabilmente cancellata. Questo il risultato.

L’acronimo T.P.L. Trasporto Pubblio Locale si trasformerà in Trasporto Privato Locale. Come ci può essere uno sviluppo se un disoccupato trova lavoro e non ha il mezzo per recarsi al lavoro? Come si può alzare la percentuale di scolarizzazione se uno studente non ha il mezzo per recarsi a scuola? Parlando di competenza poi, nella lettera fa sorridere il rapporto che l’autore fa tra i chilometri percorsi in Bus Company e Gtt: Bus Company 15 milioni di Km annui 26 milioni di fatturato, Gtt 703 milioni di Km annui 93 milioni di fatturato. Beh, se questi sono i dati su cui fare un ragionamento, forse l’arrivo dei manager ci deve destare ancora più preoccupazioni, in quanto detta così Gtt è evidentemente e decisamente più virtuosa. Chiaramente i dati riportati sono errati perché se non fosse così, si potrebbe pensare che l’autore potrebbe essere ricaduto nell’antico vizietto…

*Michele Schifone, Faisa Cisal Torino

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