Una Tav Valley per rilanciare Torino

La celebrazione della Presa della Bastiglia, l’importante discorso su Torino dell’ambasciatore francese e i dati forniti dagli industriali torinesi mettono in rilievo la crescita dei rapporti economici tra il nostro Piemonte e la Francia così che il pensiero va subito all’importanza della Tav che unirà le economie di Spagna, Francia non solo all’Italia ma di tutta Europa. Fu questo il motivo che mi spinse a dare il via alla organizzazione della piazza Sì Tav del 10 novembre 2018 che oltre a salvare l’opera ha portato l’Europa ad aumentare il proprio contributo per la realizzazione non solo del tunnel ma anche della tratta di accesso.

Molti imprenditori quando pensano alla Francia e alla connessione infrastrutturale pensano all’interscambio di import e export che per il Piemonte vale quasi 5 miliardi di euro. Ma se si prende l’autostrada per il Frejus o il treno per Bardonecchia si noteranno tra le altre almeno due cose molto importanti:

1) Su strada, ad esempio, si noteranno i camion blu della FerTrans una società internazionale di trasporto che collega, su strada, giornalmente Romania, Italia, Francia e Spagna e viceversa, a dimostrazione che i tunnel autostradali e ferroviari mettono in rete almeno il mercato europeo con la novità cui non pensava Delors che tra la Ucraina e la Turchia incroceremo un domani il treno che arriva sino anche in Cina.

2) Sulla attuale linea ferroviaria che sale ai 1300 m del vecchio traforo se passa una treno merci lungo si noterà che oltre ad essere trainato da due locomotive è spinto da una terza, con un aggravio di costi importante che mette fuori competizione il trasporto su rotaia rispetto al trasporto su strada e ciò malgrado il Ferrobonus, l’incentivo a usare la rotaia che ideai e finanziai nel 2009 quando ero al Governo.

Gli ultimi dati davano oltre 10mila i treni merci che ogni anno collegano Polonia, Germania, Olanda, Francia e Spagna con la Cina. Con la Tav il collegamento dei Paesi del Sud Europa e Est passerà attraverso il nuovo tunnel. Ecco perché per avere una dimensione più rispondente alla realtà occorre fare riferimento al totale delle merci che ogni anno passano attraverso i tunnel e i valichi. Attualmente sul versante italo-francese ogni anno passano oltre 40 milioni di tonnellate di merci trasportate via treno o sui tir. Merci che arrivano dall’Est europeo o dal fondo della Spagna. Le esportazioni italiane annue verso la Francia valgono circa 50 miliardi mentre le nostre importazioni superano appena i 30 miliardi. L’attivo vale oltre 1 punto di pil, senza questi 20 miliardi il pil italiani negli ultimi anni sarebbe stato in negativo.

A dimostrazione che la differenza la fanno le infrastrutture, mentre verso la Svizzera il 70% delle merci viaggia col treno utilizzano i nuovi tunnel (del tutto simili alla nostra Tav) e per il Brennero, il 70% viaggia su strada, verso la Francia il 93% va su strada e solo il 7% va su rotaia, perché la vecchia linea ferroviaria dovendo salire ai 1300 m del traforo voluto da Cavour, oggi non è più competitiva. La differenza non è esente da costi umani importanti. I trasporti su strada incidono per il 40% nella produzione di polvere sottili e nella mortalità causata da inquinamento. Ecco perché è inspiegabile che Greta e i ragazzi di Fff nella loro battaglia per l’ambiente non dicano sì alla Tav. Dalla grande manifestazione per la Tav che organizzai insieme alle madamin aspetto la risposta di Luca Sardo, il coordinatore torinese dei ragazzi di Fff.

Ma la relazione tra le eccellenze di Lione, Torino, Milano e Genova potrebbe consentire alla Tav Valley di darci ricadute economiche e occupazionali decisive per far uscire dal declino la nostra città. Ecco perché la tradizione delle buone amministrazioni Dc di intrattenere rapporti con le amministrazioni francesi e che portò alla costruzione dei tunnel del Bianco e del Frejus, andrebbe ripresa dal Presidente Cirio, allargandola a Liguria e Lombardia.

La Tav Valley (Rhône-Alpes, Auvergne, Piemonte, Liguria e Lombardia) vale 800 miliardi di euro ma vale alcuni centri di eccellenza di livello europeo e mondiale. Gli scambi favoriti dal nuovo treno Av oltre a far esplodere il turismo, svilupperebbero rapporti di collaborazione e di integrazione economico-universitaria straordinari. Faccio notare che Torino si riprese ben prima dalla perdita della capitale e dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. La trasformazione di Torino dalla città-fabbrica non è stata un successo come ci hanno fatto credere le amministrazioni molto vellicate dai giornali della grande azienda. Dal 1996 Torino cresce meno della media nazionale ed è ai vertici della disoccupazione giovanile con periferie impoverite, dimenticate e abbandonate alla insicurezza.

Se abbiamo presente le possibili ricadute negative delle modalità della transizione ecologica e tecnologica dell’auto e se ricordiamo come Torino e il Piemonte da venticinque anni crescano meno della media nazionale l’importanza della Tav aumenta sempre di più. Ecco perché la lentezza nella realizzazione dell’opera penalizza particolarmente il lavoro e l’economia torinese e fa molto arrabbiare uno che da tempo denuncia che Torino, che per cento anni ha trainato l’economia nazionale, da anni cresce meno della media nazionale e così facendo impoverisce la metà è più della città che non ha lavoro o ha un lavoro a tempo parziale o ha pensioni minime. Quando i grandi economisti, che vengono interpellati un giorno sì e l’altro anche, capissero che se non si riprende la domanda di consumi della metà della città che sta male, la sola domanda della metà della città che sta bene non basterà a fa ripartire Torino. Anche per questi motivi sarà importante che la scelta dei candidati al Parlamento tenga conto della competenza e dell’impegno dato per la difesa della città in questi anni più che della appartenenza a circoli amicali.

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