Elettori analfabeti, partiti ignoranti

Con la caduta del governo guidato da Mario Draghi, il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha sciolto le Camere e fissato al 25 settembre prossimo il giorno per le elezioni da cui emergerà il nuovo Parlamento e di conseguenza il nuovo Governo. I mezzi di informazione hanno affievolito gli argomenti Covid-19 e guerra in Ucraina per tuffarsi in questa nuova opportunità scenica intrattenendoci, tutti i giorni per ore ed ore, sull'importanza del voto di settembre. Durante il suo intervento di replica al Senato, Draghi ha dovuto rileggere alcuni passaggi della sua comunicazione del 20 luglio per poter rispondere, con le stesse parole, ad alcuni senatori che avevano colto nelle parole del presidente del Consiglio, la messa in discussione della natura della nostra democrazia, come se non fosse una democrazia parlamentare.

Di seguito riporto quanto Mario Draghi ha ripetuto dal primo discorso: “Giovedì scorso ho rassegnato le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Questa decisione è seguita al venir meno della maggioranza di unità nazionale che ha appoggiato questo Governo sin dalla sua nascita. Il Presidente della Repubblica ha respinto le mie dimissioni e mi ha chiesto di informare il Parlamento di quanto è accaduto – una decisione che ho condiviso. (…) La mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni, territori a favore della prosecuzione del Governo è senza precedenti e impossibile da ignorare”. E poi ha aggiunto “Il sostegno che ho visto nel Paese, mi ha indotto a riproporre un patto di coalizione e sottoporlo a vostro voto, voi decidete. Niente richieste di pieni poteri”.

Questo fatto mi ha sorpreso perché denota che non tutto l’uditorio ha compreso nello stesso modo le parole che sono state usate. Ma se questo succede in Senato, che cosa potrà succedere nella popolazione italiana a cui vengono spesso presentate frasi enigmatiche con la richiesta di decidere del proprio futuro? La Ocse ha promosso il programma Piaac, curato in Italia dall’Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), per misurare le “Competenze di alfabetismo funzionale” (literacy-alfabetizzazione e abilità di base nella lettura, numeracy-matematica e problem solving) nella popolazione adulta, con età compresa tra i 16 e i 65 anni, in 34 paesi del mondo.

L’indagine è stata sviluppata con l’intento di rilevare le competenze considerate necessarie per la piena partecipazione all’economia e alla società del XXI secolo. Mediante i punteggi assegnati agli esiti dei test, si è potuto disegnato un quadro complessivo sulla alfabetizzazione funzionale nell’Ocse suddividendo la popolazione in 6 livelli di capacità di comprensione. Nell’ultimo ciclo di indagini, pubblicate nel 2020, la maggioranza del campione italiano si colloca al livello 2, quindi siamo mediamente al di sotto del livello 3 (media Ocse), considerato il livello soglia per vivere e lavorare efficacemente.

In dettaglio l’Italia ha ottenuto i seguenti risultati: Sotto il Livello 1: analfabetismo totale o quasi, 5,5% (media Ocse 4,5%), per fare un esempio sotto al livello 1 vengono classificati gli individui che hanno difficoltà ad individuare il significato di attendibilità di frasi come: Tre ragazze hanno mangiato la canzone, Un cuscino comodo è morbido e roccioso, L’uomo guidava la macchina verde. Livello 1: analfabetismo funzionale grave, 22,2% (media Ocse 14,4%). Livello 2: analfabetismo funzionale, 42% (media Ocse 33,9%). Livello 3: conoscenze sufficienti o appena sufficienti, 26,4% (media Ocse 35,4%). Livello 4: buone conoscenze, 3,3% (media Ocse 10%). Livello 5: conoscenze elevate/molto elevate, 0% (media Ocse 0,7%). Tra i giovani di età compresa tra i 16 e i 24 anni, a raggiungere il livello 3 sono solo il 49% di quelli che studiano, il 23% di quelli che lavorano e il 18% dei disoccupati. La partecipazione degli adulti ad attività di formazione è del 24% (media Ocse 52%). I Paesi significativamente sopra la media Ocse sono: Giappone, Finlandia, Paesi Bassi, Australia, Svezia, Norvegia, Estonia e Belgio. A livello di analfabetismo funzionale peggiore dell’Italia (27,7%) si hanno Cile (53,4%) e Turchia (45,8%).

La presenza di una elevata percentuale di analfabeti funzionali nella forza lavoro indebolisce la possibilità di innovare e di competere, perché una persona che non riesce a fare proprie le informazioni che riceve non è nemmeno in grado di elaborarle e migliorare le proprie capacità innate. È un problema non solo per la persona stessa, che non riesce a sviluppare le proprie capacità, ma anche per il “sistema paese”. Gli individui che hanno livelli molto bassi di competenza alfabetica funzionale rischiano sempre di più di restare indietro, accrescendo l’area della marginalità sociale. Le risorse per potenziare le competenze degli adulti sono l’istruzione e la formazione permanente.

Tornando al voto di settembre… siamo veramente confidenti che il corpo elettorale sia in grado di comprendere e sintetizzare in un voto consapevole quanto proposto dai partiti nella campagna elettorale? E, per contro, i partiti saranno in grado di stendere un programma di Governo rigoroso e comprensibile dalla maggioranza della popolazione che, come abbiamo visto, tra i 16 e i 65 anni si colloca ai livelli 2 (analfabetismo funzionale 42%) e 3 (conoscenze sufficienti o appena sufficienti 26,4%)?

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