Nell'urna Dio ti vede, Cirio no

Sua Eccellenza il senatore Marco Perosino, duca di Priocca, già consigliere provinciale a Cuneo, gran ciambellano alla corte di Re Cirio, con grande munificenza ha offerto un lauto banchetto, sulle amene colline di Diano d’Alba, a quasi cinquecento cavalieri, convenuti da ogni dove per rendergli omaggio in vista della tenzone che presto dovrà sostenere per tornare ad occupare l'augusta carica. In molti hanno deprecato che Sua Eccellenza dovesse in tal modo impegnare le proprie risorse, certo cospicue per le laute prebende ricevute a Roma ma non inesauribili, per sconfiggere nella tenzone una popolana, una donna addirittura, che dal villaggio di Bra ha avuto l'ardire di lanciargli il guanto di sfida.

Ahi, tempi grami questi, in cui occorre profondersi in vitel tonné e tajarin per assicurarsi un seggio che dovrebbe spettarti in virtù dell’antico lignaggio berlusconiano. E non è tutto: la settimana precedente già un sontuoso convivio era stato approntato per il feudo di pianura nel castello di Villanova Solaro, e per i prossimi giorni si vocifera di un altro appuntamento al castello di Sanfrè. Nei paesi della Langa si sussurra che qualche invitato titubante si sia rivolto all’avversaria, pregandola di accordargli il permesso di andare al banchetto, nonostante fosse sua ferma intenzione accordare la preferenza elettorale alla medesima. Pare che ella, con la scaltrezza tipica del contado, gli abbia risposto “Va’ pure, abbuffati e tracanna senza ritegno. Sai bene che, nel segreto dell’urna, Dio ti vede ma Re Cirio no”. Al banchetto era presente anche Roberto Dalmazzo, barone di Lagnasco, che a sua volta aspira, con i buoni auspici e soprattutto le imperiose telefonate di Re Cirio, alla carica di presidente della Provincia, carica che occuperebbe come controfigura di Massimo Antoniotti, già duca di Montemale e privo della possibilità di rivestire in prima persona l’ambito ruolo. Il volgo osserva lo spettacolo, commenta e mormora sottovoce, ma alle urne farà quello che gli pare.

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