Migranti, il re è nudo

Che dire della crisi diplomatica tra Roma e Parigi sul “caso” Ocean Viking? L’Ocean Viking è una nave “umanitaria”, battente bandiera norvegese, noleggiata da luglio 2019 dall'associazione Sos Méditerranée con lo scopo di operare azioni di salvataggio dei migranti nel Mediterraneo assicurando loro un “porto sicuro”. L’Ocean Viking, giunta al largo di Catania ha continuato a viaggiare per i mari in cerca di un porto sicuro che ospitasse lei e i migranti che erano a bordo. Il presidente della Ong Sos Méditerranée, ritenendo che l’Italia non sia più un porto sicuro, in quanto offre uno sbarco selettivo accettando solo persone considerate fragili, ha chiesto alla Francia la possibilità di far approdare l’Ocean Viking in un porto francese.

Dopo giorni di tensioni e accuse, il ministro dell’Interno Francese Gerald Darmanin ha annunciato che la nave sarà accolta, in via del tutto eccezionale, nel porto francese di Tolone. Poi ha attaccato duramente l’Italia per non aver permesso lo sbarco dei migranti, in quanto, essendo il Paese più vicino, aveva il dovere di aprire i suoi porti così come stabilito dai trattati sottoscritti anche dall’Italia. Inoltre, il ministro ha dichiarato: “La Francia sospenderà la ricollocazione dall’Italia dei 3.500 rifugiati”, mentre il presidente della repubblica Francese Emmanuel Macron, definendo "incomprensibile e disumano" il gesto di divieto di sbarco dei migranti da parte del nostro Paese, ha annunciato che la Francia “blinderà” i confini con l’Italia ed in particolar modo quello di Ventimiglia dove sono già stati schierati 500 agenti.

In risposta l’Italia, ritenendo la posizione assunta da Parigi "incomprensibile" e "sproporzionata", ha precisato, attraverso i ministri Antonio Tajani e Matteo Piantedosi, che il nostro Paese ha già accolto decine di migliaia di migranti mentre la Francia appena alcune centinaia. Certamente, come dice Francesco Riccardi dalle pagine del quotidiano “Avvenire”, il comportamento di Roma e Parigi è “semplicemente desolante”: da una parte il governo italiano con un comportamento sbagliato e crudele “che prima rallenta l’approdo di navi cariche di naufraghi, poi ne autorizza alcune all’ingresso in porto”, e dall’altra il governo francese con un comportamento “tutt’altro che politicamente adeguato, solidale e maturo” culminato con “le incredibili minacce di ritorsioni: non accetteremo più i ricollocamenti di richiedenti asilo dall’Italia alla Francia”, ha avvertito il ministro dell’Interno francese, “ma chiederemo anche agli altri Paesi europei di fare altrettanto”». Le probabili motivazioni, che hanno portato il governo di Parigi ad uno scontro così duro con l’Italia, sono da ricercare nelle turbolenze interne alla Francia dove l'Eliseo si trova stretto tra due fuochi: da una parte la sinistra che chiede l'accoglienza dei migranti per ragioni umanitarie, dall'altro la destra, con Marine Le Pen, che accusa Macron di "drammatico lassismo”.

L’Ocean Viking, come tutte le navi, deve rispettare la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos), entrata in vigore il 16 novembre 1994 dopo varie modifiche sopraggiunte in seguito alla prima stesura del 1958. La Convenzione Unclos definisce acque territoriali le zone di mare adiacenti alle coste, entro il limite di dodici miglia, in cui uno Stato esercita la propria piena sovranità come sul suo territorio terrestre e tutti gli Stati stranieri hanno solo il diritto di passaggio inoffensivo sottraendosi alla giurisdizione penale dello Stato costiero per gli accadimenti a bordo; l’alto mare è la zona dove nessuno Stato costiero esercita la sua sovranità o giurisdizione (art. 86 Unclos), mentre ogni Stato esercita, in maniera paritaria, le libertà previste dal diritto internazionale. L’art. 90 Unclos stabilisce inoltre che ogni Stato ha il diritto di far navigare in alto mare navi che battano la sua bandiera. Battere bandiera di una certa “nazionalità”, per una nave o un aeromobile, significa collegare il mezzo, tramite l’iscrizione nei registri dello Stato medesimo (art. 91 Unclos), con l’ordinamento giuridico dello Stato che, grazie alla bandiera, esercita la sua sovranità su di esso. Le navi possono avere una sola nazionalità e, quindi, le navi apolidi non possono godere della libertà di navigazione. Sul traffico illecito di migranti per terra, mare e cielo, vi è l’obbligo di cooperazione da parte di tutti gli Stati europei. Ogni paese stabilisce anche la propria “zona Sar”, (“Search and Rescue”) nella cui area di competenza è tenuto a prestare soccorso applicando le consuetudini marittime radicate nel principio di “solidarietà marinara” insito nella Convenzione di Bruxelles del 1910. L’art. 98 della Convenzione Unclos afferma che “ogni Stato costiero promuove la costituzione e il funzionamento permanente di un servizio adeguato ed efficace di ricerca e soccorso per tutelare la sicurezza marittima e aerea e, quando le circostanze lo richiedono, collabora a questo fine con gli Stati adiacenti tramite accordi regionali”.

Il professor Rosario Fiore, docente di diritto internazionale presso il Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali e Statalistiche dell'Università degli Studi di Palermo, afferma: “Le norme internazionali pongono l'obbligo del salvataggio di coloro che sono in pericolo in mare. È un obbligo cogente che prevale sulla legislazione interna. Il porto più vicino è quello geograficamente più vicino a dove è avvenuto il salvataggio. Il porto sicuro è il luogo dove le operazioni di soccorso si possono definire compiute. Le operazioni di soccorso possono definirsi compiute nel momento in cui non soltanto ai migranti viene fornita assistenza sanitaria, ma dove le procedure di richiesta di asilo politico e rifugiato possono trovare accoglimento. È corretto dire che il punto di primo approdo è lo Stato della bandiera dell’Ong, ma la Corte europea dei diritti dell'uomo ha specificato che una nave può essere considerata porto sicuro nel momento in cui la nave può garantire le operazioni di identificazione e di riconoscimento dello status di rifugiato o asilo politico”. In sostanza lo Stato della nave Ong si deresponsabilizza dell’onere di gestione dei migranti scaricandolo sullo Stato costiero.

Recentemente il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha affermato, nell’ambito dell’informativa al Senato relativo alla vicenda, che “È falso che il governo italiano abbia respinto la Ocean Viking, battente bandiera norvegese, costringendola a lasciare le acque territoriali nazionali per fare rotta verso la Francia. La Ocean Viking non è mai entrata in acque territoriali italiane.” E non è mai stato “notificato alcun provvedimento di divieto”. L’8 novembre la Ocean Viking di sua spontanea volontà ha iniziato la navigazione in direzione ovest senza fornire alcuna comunicazione né alle autorità italiane né a Malta (Paese assegnatario dell’area Sar). Aggiunge “I fatti, quindi, evidenziano come la Ocean Viking si sia diretta autonomamente verso le coste francesi. Una decisione, questa non solo mai auspicata dall’Italia, ma che ha di fatto creato attriti sul piano internazionale – anch’essi assolutamente non voluti dal governo – con il rischio di produrre ripercussioni sulle politiche migratorie a livello europeo”. Ed infine Piantedosi rivela “Il 2 novembre, ho rappresentato al nostro ministro degli Esteri l’esigenza di mantenere aperte le interlocuzioni con la Norvegia al fine di sollecitare l’esercizio della sua giurisdizione sulla nave Ong e acquisire informazioni sulle persone a bordo, che, lo dico a margine, ci sono sempre state negate. L’Ambasciata del Regno di Norvegia, il 3 novembre, ha negato qualunque responsabilità in ordine alle attività di Search and Rescue effettuate al di fuori della propria area Sar. E, in proposito, è appena il caso di evidenziare che l’intervento in questione non era avvenuto neppure in area Sar italiana”. Insomma, la Norvegia limita moltissimo gli arrivi, favorita dalla distanza e soprattutto dalla possibilità di scegliere i propri migranti, cosa che a sua volta genera molte critiche.

Vedendo la diatriba tra Italia e Francia, mi viene in mente la crisi di Sigonella, la rottura politica tra Italia e Stati Uniti d’America avvenuta nell’ottobre 1985 relativamente alla sorte dei terroristi palestinesi che avevano, in acque egiziane, sequestrato e dirottato la nave da crociera italiana Achille Lauro uccidendo un passeggero statunitense. Il Presidente Usa Ronald Reagan, volendo catturare i responsabili di un atto terroristico e dell’assassinio di un cittadino americano, telefonò nel cuore della notte al presidente del Consiglio Bettino Craxi per chiedere la consegna dei terroristi, ma Craxi non si mosse dalle sue posizioni in coerenza con i diritti internazionali: i reati erano stati commessi a bordo di una nave italiana, quindi in territorio italiano, e sarebbe stata l'Italia a decidere se e chi estradare. A Reagan, dinanzi a tale posizione, non rimase che cedere e ordinare al reparto speciale americano di rientrare.

Se oggi il presidente francese si sente autorizzato a fare dichiarazioni così ingiuriose e sprezzati verso l’Italia, paese membro fondatore dell’Unione europea, lo fa in virtù della pessima consuetudine dei governi italiani, da Mani pulite in poi, a farsi “servitù volontaria” in particolare della Francia e della Germania. Guardando alle regole che sovraintendono al funzionamento dell’Unione Europea, possiamo con ragione dire che la confusione regna sovrana, insomma “il re è nudo”, senza per questo essere contro l’Unione. Se però il “re è nudo”, sarebbe opportuno che tutti gli europei, intellettualmente onesti, non fingessero di vederlo sontuosamente vestito.

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