Melonomics del tutto inadeguata

La Sinistra viene accusata – non sempre a torto, a onor del vero – di essere lontana dalla realtà, di combattere battaglie che concernono sparute minoranze radical chic e non le masse lavoratrici, quando non addirittura di interesse della Casta, vedi l’intemerata di Fassino sugli stipendi dei parlamentari. La Destra invece – è spesso il sottointeso di chi muove queste critiche – sarebbe in piena sintonia con lo spirito del tempo. Sarà.

Invece l’impressione è che lo scollamento tra Destra e la realtà del Paese, per lo meno quella economica, sia altrettanto grande. Forsanche maggiore. I recenti dati dell’Istat confermano che l’economia italiana è in fase di rallentamento. Ben più del previsto: nel secondo trimestre ci si aspettava una crescita pari a zero, invece è arrivato il segno meno. Chi come lo scrivente ha occasione di monitorare i flussi merci da e per la Svizzera, da due/tre mesi si è accorto di una decrescita costante. E chi ha il dovere di monitorare tutto il sistema Paese dovrebbe aver intuito che l’aria non era delle migliori. A maggio doveva far riflettere il calo della produzione industriale su base annua (-3,7%), ma il governo ha preferito baloccarsi col +0,6% del primo trimestre. Non un dato strutturale, piuttosto la coda del rimbalzo post Covid. Infatti, nel secondo trimestre il Pil è calato dello 0,3%, con un assottigliamento consistente del dato tendenziale. È stata sottovalutata la congiuntura internazionale e, soprattutto, la frenata della Germania. Per non dire della poca rilevanza data all’inflazione e alle politiche monetarie della Bce, oggetto di tanto furore parolaio e nulla più. Al tappeto è finito il lavoro, con industria e agricoltura in sofferenza e solo i servizi che tengono botta. C’è un problema di domanda, sia nella componente nazionale sia in quella estera. Significa che le famiglie e le imprese spendono e investono di meno e che le esportazioni calano.

Stando così le cose, la Melonomics appare del tutto inadeguata. Per non dire in contrasto con la realtà, leggi andamento dell’economia. A fronte di un problema di domanda si taglia il reddito di cittadinanza. avrebbe ammonito il premio Nobel Paul Krugman. Una regola facile, che però a Palazzo Chigi pare abbiano difficoltà a comprendere. Come non si comprende il contesto europeo. La crisi tedesca è un problema che ci riguarda da vicino, e molto. Eppure, fino a poche settimane fa si brindava per la miglior prestazione della nostra economia rispetto a quella teutonica. Ancora domenica scorsa, intervistata da Fox News, Giorgia Meloni professava ottimismo a piene mani. Un caso palese di dissociazione dalla realtà. Apprendiamo ora, dalle rilevazioni Eurostat, che peggio di noi fanno solo Svezia, Lettonia e Austria. La congiuntura conta, certo, ma contano anche le scelte governative. Per non farsi mancare nulla, il governo ha pensato bene di mettere in discussione il rinnovo del memorandum con la Cina sulla Via della Seta, nonostante le esportazioni italiane verso il gigante asiatico facciano registrare un netto balzo in avanti (+67% tra gennaio e maggio). È il prezzo da pagare, davvero poco patriottico, alla protezione americana.

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