L'Unità tra Cavour e Garibaldi

Gentile redazione,
mi piacerebbe rispondere ad Alfredo Quazzo a proposito del suo testo “Storia e falsi miti” pubblicato nella Voce dei lettori del 1° settembre u.s.

Concordo sulla complessa e tormentata storia della “conquista del sud Italia” da parte dell’esercito sabaudo dopo la consegna a Vittorio Emanuele II da parte di Garibaldi dell’ex Regno delle due Sicilie. Possiamo senz’altro parlare di una sorta di “guerra civile” cruenta e violenta, di popolazioni vessate, massacrate, violate da soldati che arrivavano da un Nord del tutto estraneo a ciò che era il Sud per lingua, usi, costumi, tradizioni, modi di vivere e abitudini che probabilmente apparivano “lunari” a chi arrivava dal Piemonte. Questo è verissimo. E che altro ci si poteva aspettare nel 1860/61? Due mondi diametralmente opposti venivano in contatto e in conflitto senza alcuna preparazione o criterio socio/politico.

Credo sia però essenziale ricordare che Cavour e probabilmente anche Vittorio Emanuele II nel 1860 non avevano in mente l’unità d’Italia (come Garibaldi scatenò nella sua irruenza priva di visione politica ad ampio raggio). Cavour in realtà aveva in mente una confederazione degli stati del Nord, probabilmente come primo passo verso una graduale evoluzione verso possibili nuovi scenari italiani tutti da valutare con calma in funzione degli eventi e degli sviluppi successivi.

Cavour sapeva benissimo che forzare sull’unità sarebbe stato controproducente e foriero di orrende conseguenze ma Garibaldi seguì il suo istinto rivoluzionario creando una condizione di totale disastro sociale. Quindi al di là di retoriche risorgimentali mi sento di confermare la mia stima per Cavour che, nel bene e nel male, sapeva come tessere la sua tela partendo da una confederazione degli stati del Nord senza scatenare gli orrori che la forzata conquista del Sud determinarono.

Grazie per l’attenzione

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