Ma quale resistenza, è antisionismo

Che l’antisionismo, cioè l’antisemitismo moderno, alberghi in molte aree aderenti alla sinistra più estrema e radicale, non è certo una novità di questi giorni, in cui, comunque, si evidenzia in tutto il suo squallore. Così come non è una novità che a Torino queste frange e questi sentimenti trovino spesso terreno fertile lungo i corridoi delle facoltà umanistiche e in alcuni esponenti politici eletti e non eletti in città. Non può, purtroppo, stupire che i corridoi di Campus Einaudi e Palazzo Nuovo siano dunque tappezzati di manifesti inneggianti il terrorismo di Hamas ed una presunta resistenza palestinese, affissi da giorni dai collettivi studenteschi di ispirazione post-comunista, che sembrano vivere immersi in un’ideologia che li distanzia dalla realtà.

Parlare di “resistenza” davanti ad atti terroristici atroci che ricordano i crimini nazisti, lascia basti, soprattutto se a farlo sono coloro che si riempiono spesso la bocca di concetti come “antifascismo” e “diritti” e che, invece, si dimostrano pronti a supportare regimi illiberali, che quegli stessi diritti li negano ai propri popoli. Ciò che viene da chiedersi è se e quando Rettorato e Senato Accademico interverranno per fare rimuovere, anche se troppo tardi, una forma di propaganda che inneggia a criminali che hanno deliberatamente trucidato i civili, deportandone a centinaia. Certo, una domanda retorica e che rimarrà senza risposta, in una città in cui il Comune ha deciso di far rimuovere la bandiera dello Stato ebraico pochi minuti dopo la sua esposizione, per non disturbare i troppi rappresentanti di maggioranza e giunta che flirtano spesso con le aree anarchiche ed antagoniste e che, evidentemente, ne condividono in qualche modo le posizioni antisioniste.

*Claudio Desirò, segretario Italia Liberale e Popolare

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