Trafori, se Cavour potesse parlare...
Mino Giachino* 14:06 Lunedì 02 Settembre 2024 0
Caro direttore,
in questi giorni leggiamo dichiarazioni polemiche da parte degli Industriali e degli autotrasportatori (ma pochissime di esponenti politici) sui grossi problemi di collegamento con la Francia, il primo partner commerciale per il Piemonte etc... Una situazione pesante anche se sin qui non abbiamo visto alcuna manifestazione di protesta che obbligasse il Governo francese a prendere decisioni. Forse non si ha chiaro quanto incidano i tempi e i costi dei trasporti per le aziende di trasporto e per la nostra economia. Il problema difatti è molto più ampio perché la Francia è il secondo partner commerciale per il nostro Paese con un interscambio che vale oltre 100 miliardi di euro e, inoltre, dal versante francese passano anche i trasporti per Spagna, Portogallo e Inghilterra.
Certo non ci voleva la frana in territorio francese ma noi paghiamo 100 volte i nostri colpevoli ritardi sulle Infrastrutture internazionali, dal gravissimo ritardo nella costruzione della Tav (che a regime toglierà il 50% del traffico dalla strada) al mancato sblocco della seconda canna del Traforo del Frejus che aiuterebbe il trasporto su gomma, l’unico funzionante da e verso la Francia, come paghiamo la disattenzione a cosa stava succedendo al Traforo del Bianco che è in Valle D’Aosta ma che interessa moltissimo la nostra Regione, tanto è vero che in Italia tra i promotori ci furono i migliori politici torinesi della fine anni cinquanta. (Prof. Giuseppe Grosso, sindaco Peyron, Il conte Calleri).
È necessaria una premessa. I Romani costruivano le strade consolari per portare lo sviluppo, Cavour nel suo trattato sulle ferrovie, che per colmo della ironia scrisse in francese, spiegava cosa serviva ai terrori la costruzione della linea ferroviaria. Cavour volle costruire il primo Traforo alpino al mondo perché sapeva che il nostro Pil era 1/4 rispetto agli inglesi (cfr. Valerio Castronovo). L’Autostrada del Sole venne costruita all’inizio del Boom Economico anche se i comunisti su l’Unità scrivevano che non si sapeva a cosa servisse. Il Traforo del Bianco venne costruito contemporaneamente all’Autostrada del Sole perché la Dc e i suoi alleati sapevano che l’Italia per crescere doveva raggiungere i mercati europei. Una volta cioè le infrastrutture si costruivano per spingere la crescita economica.
Da quasi 50 anni, dal blocco della costruzione delle autostrade voluto dal Pci nel 1975, l’Italia le infrastrutture le costruisce dopo che c’è stata la crescita anche perché c’è qualcuno che vuole l’analisi costi e benefici. È da anni che si sapeva che il Traforo del Bianco aveva bisogno di manutenzione straordinaria. Ecco perché occorreva pensare alle alternative come andare veloci sulla Tav, per togliere una parte notevole del trasporto merci e passeggeri dalla strada e portarlo su rotaia, o come intervenire sulla nostra Tangenziale che ha il tratto maggiormente trafficato proprio da Borgaro a Rivoli, etc.
Ecco perché quando ero al Governo, nel 2009, malgrado attacchi vari, mi dichiarai subito favorevole alla costruzione della seconda canna al traforo autostradale del Frejus che il mio governo successivamente autorizzò. Non a caso alla caduta del diaframma nel 2014 venimmo invitati, l’ex Ministro Matteoli e il sottoscritto. È evidente che negli ultimi dieci anni i rapporti con la Francia sono cambiati per cui mentre assistiamo alla grande lentezza a ripristinare la frana sulla vecchia linea ferroviaria non siamo ancora riusciti ad avere l’autorizzazione a utilizzare la seconda canna autostradale del Frejus.
Per questo motivo mi aspetto che il presidente Cirio prenda in mano la questione e insieme ai presidenti delle Regioni del Nord Italia chieda alla premier Meloni di porre la questione al premier francese Macron ma anche a Ursula Von der Leyen. Non è possibile che uno dei tre Paesi fondatori sia così penalizzato sull’elemento base della Unione Europea, i collegamenti alpini.
*Mino Giachino, responsabile piemontese trasporti e logistica FdI