Difendere l'Auto, senza pregiudizi

Caro direttore,
ti ringrazio e mi complimento per il notevole spazio che il tuo giornale dedica alla crisi del settore auto che ha fatto grande Torino nel mondo e che è ancora così importante oggi. Così intervengo nuovamente perché alcuni interlocutori in campo purtroppo, a volte, si muovono condizionati da posizioni precostituite e dagli errori commessi nel passato.

Non è vero come dice la Uilm che la crisi del settore auto in Italia sia stata spinta dal tavolo governativo e lo dimostrano i dati importanti citati proprio nel pezzo del mio amico Chiarle. La crisi del settore auto in Italia dura da oltre trent’anni nei quali la produzione è scesa da 1.900.000 del 1989 a poco più di 400.000 dello scorso anno. Per inciso ricordo che dal ’94 a oggi hanno governato in Italia il centrodestra (compreso il governo Meloni) 11,5 anni, la sinistra 14 anni (includo anche i due anni del governo giallorosso), oltre ai governi Monti, Draghi e quello gialloverde.

Il colpo finale al settore lo ha dato la decisione europea di puntare solo sull’auto elettrica come adesso dicono in molti. Ma la decisione europea fu voluta fortemente dal Pd, da Lo Russo e il sindacato non si fece sentire molto come non si fece sentire molto quando la produzione di auto a Mirafiori scendeva molto e i sindaci Pd giocavano a carte con Marchionne. A Chiamparino va dato il merito della operazione sulle aree di Mirafiori per il resto il governo giallorosso e il sindacato non hanno detto nulla sulla vendita a Peugeot. Se non si vendeva ai francesi avremmo evitato tutti i pesanti interventi su Mirafiori e sulle aziende dell’indotto del signor Tavares. Da ultimo ricordo che quando nella ultima legge finanziaria di Draghi non vi era un euro per il settore auto, tutti, proprio tutti, stettero zitti, salvo il sottoscritto.

Il Tavolo Urso ha il merito di non limitarsi a difendere lo status quo, generato anche da accordi sindacali, ma bensì di puntare a rilanciare la produzione di auto in Italia a 1 milione, utilizzando i soldi rimasti del fondo Giorgetti, nato dalla mia iniziativa raccolta con efficacia dall’on. Molinari. Inoltre, il centrodestra si è mosso con forza contro la decisione europea di chiudere col motore endotermico, decisione che dimezzerebbe l’indotto italiano. A fronte del Piano Urso, da due anni assistiamo al feroce attacco quotidiano al Governo Meloni dei due giornali di proprietà dell’azionista più importante di Stellantis.

La Uil che con la Cgil è fortemente critica col Governo stando in mezzo tra Stellantis e il Governo è proprio sicura di avere la posizione migliore per rialzare la quota di produzione di auto italiana, unico modo per difendere il settore auto e l’indotto?

In chiusura sottolineo l’importanza di riconoscere il Premio Cavour a Emma Marcegaglia che con la sua famiglia continua a investire nel settore industriale italiano. Sarebbe bello se anche i grandi capitali torinesi riprendessero a investire nel settore industriale che ha reso importante per tanti anni il nostro Paese.

*Mino Giachino, responsabile piemontese trasporti FdI

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