A Torino serve una svolta
Mino Giachino* 10:03 Domenica 20 Ottobre 2024 0
Caro direttore,
è chiaro perché Torino non riesce a riprendersi e da venticinque anni cresce meno della media nazionale: il Pd e la sinistra non vogliono ammettere che in trent’anni di amministrazioni guidate da loro (compresi i cinque anni di Chiara Appendino) Torino è andata indietro. Mirafiori ha perso il 90% della produzione e turismo, cultura e loisir, la ricetta di Valentino Castellani, non sono stati sufficienti a garantire la crescita precedente. Se avessero guardato i dati avrebbero dovuto capirlo nel 2007 quando vennero fuori le rilevazioni sulla crescita del Pil del 2006, l’anno delle Olimpiadi (neanche quel grande evento riuscì a far crescere Torino più della media nazionale). Se uno non ammette la malattia è impossibile, salvo miracoli, guarire. Castellani come Piero Fassino non crede alle tante classifiche del Sole 24 ore che vedono Torino ormai in quarantesima posizione. Eppure, Banca d’Italia ha certificato lo scorso anno che dal 2001 al 2019 Torino ha perso 18 punti rispetto a Bologna. Eppure, nella graduatoria delle 44 aree metropolitane d’Europa con oltre 1,5 milioni di abitanti, Torino è 41ma, prima di Napoli, mentre Lione è 11ma e Milano 23ma.
Il Pd che pure governa grazie al voto di tanti cattolici, cui la destra fa senso, non ascolta neanche le denunce degli arcivescovi Nosiglia e Repole, così come non ascolta i dati della Caritas. Che razza di progressisti sono coloro che hanno portato la propria città al declino economico e sociale? Una volta la sinistra chiedeva la convocazione di Consigli comunali aperti per discutere di tutto e ora non si tiene un Consiglio Comunale sulla crisi di Mirafiori e dell’indotto? Certo il Pd e Stefano Lo Russo hanno sulla coscienza il grave errore di aver voluto dall’Europa la decisione di puntare solo sull’auto elettrica e non intervenire sull’auto a motore tradizionale.
Così l’altra mattina qualche giornalista si è stranito quando il ministro Adolfo Urso, che aveva appena inaugurato il nuovo stabilimento e Argotec, ha detto che Torino potrà continuare a essere la capitale dell’auto se si andrà verso l’obiettivo posto dal Governo di ritornare a produrre 1 milione di auto. Perché ritornare a produrre un milione di auto nel nostro Paese vuol dire garantire commesse alle migliaia di aziende dell’indotto e ai loro lavoratori e come conseguenza aumentare la crescita dei consumi. L’annuncio della 500 ibrida di cui dovrebbero essere prodotte a Mirafiori 100mila esemplari è un primo risultato del Piano Urso.
Il Governo Meloni dopo aver assegnato a Torino il Centro per la Intelligenza artificiale legata all’auto e all’aerospaziale e dopo aver aiutato molto l’arrivo della azienda che a Novara costruirà i microchip sta investendo molto nell’aerospazio. La stipula di un accordo con Francia e Germania è molto importante e la presenza all’inaugurazione dello stabilimento di Argotec dei vertici italiani e europei dell’Agenzia spaziale testimoniano il ruolo del nostro Paese.
Oltre al rilancio del settore auto e del settore aerospaziale la battaglia a favore della Tav vede solo il centrodestra schierato. Il Pd non ha avuto neanche il coraggio di condannare con forza la guerriglia dei No Tav attorno agli espropri del terreno dove dovrà sorgere il cantiere lato Italia. Se aggiungiamo a questo il disastro sulla mobilità cittadina, culminato nella coda terrificante di piazza Baldissera, e nel blocco di troppe scale mobili della metro, capite perché è ora che coloro che amano Torino e pensano a un suo futuro migliore si diano da fare per preparare la svolta alle prossime elezioni comunali.
*Mino Giachino, responsabile Trasporti e logistica di FdI-Piemonte