È questione di classe. Dirigente

Caro direttore,
venerdì avremo un altro sciopero del trasporto pubblico locale con disagi pesantissimi per chi va a scuola e a lavorare perché non saranno garantiti i servizi essenziali. Avendo gestito negli anni della crisi peggiore (2008-9) per tre anni e mezzo il settore difficilissimo dei camionisti senza che fosse mai stato effettuato un’ora di sciopero, ho qualche competenza in materia come mi ha ricordato ieri a Roma Gianni Letta.

Ricordavo a Letta la concretezza dei migliori uomini di governo piemontesi sia durante l’epopea cavouriana sia nel secondo dopoguerra. Mentre a Roma a metà degli anni Cinquanta il Governo nazionale dava la concessione all’Iri per costruire l’Autostrada del Sole, qui a Torino, dal prof. Giuseppe Grosso al Conte Calleri si lavorava per la costruzione del Traforo del Bianco cosicché mentre nel 1964 Moro inaugurava l’Autostrada del Sole un anno dopo veniva inaugurato il Traforo del Bianco. I Governi non avevano solo unito il mercato interno ma avevano costruito subito lo sbocco verso l’Europa dove potevamo esportare auto, elettrodomestici e tessile. Avevamo bisogno come il pane di crescere e creare occasioni di lavoro in un Paese semidistrutto dalla guerra e povero. Uomini di governo che avevano una visione ma che avevano anche una notevole efficienza nella realizzazione delle opere. Ciò che ha fatto il sindaco Peyron per Italia 61 visto oggi è enorme. Non c’era l’autostrada del Sole e neanche quella per Piacenza ma a Torino arrivarono 6 milioni di visitatori con treni che viaggiavano con ancora vagoni di terza classe e sedili in legno. Peyron aveva costruito la più bella area espositiva d’Europa nel verde e vicino al Po.

Gianni Letta che ha conosciuto bene i più importanti leader politici degli ultimi cinquant’anni, intervistandoli prima a Tribuna politica e poi gestendo l’attività di Governo dei 10 anni del Cavaliere, sottolineava la diminuita formazione non tanto alla attività politica, quanto proprio alla capacità di governare il Paese. Ciò che conta per la vita delle aziende e delle famiglie è la qualità di governare i problemi sempre più complessi, la concretezza dell’agire o del prevenire situazioni difficili. Per parlare di un grande politico con cui ho avuto l’onore di lavorare, Donat-Cattin, che viene ricordato perlopiù per il preambolo che cambiò un Congresso della Dc o per il suo anticomunismo, fu un grandissimo uomo di governo. Gestì benissimo l’Autunno caldo riconoscendo ai lavoratori ottimi rinnovi contrattuali. Un’esperienza che i ministri del lavoro degli ultimi 10 anni avrebbero dovuto studiare molto di più e oggi non ci troveremmo con bassi salari. Ma Donat-Cattin preparò un piano per l’energia nucleare che ci avrebbe dato costi energetici molto più bassi sia per le famiglie che per le imprese.  Ho visto come conduceva le trattative e la sua grande capacità di trovare mediazioni.

Governare i trasporti è una delle cose più difficili, se non hai competenza e esperienza è difficile. Il trasporto pubblico locale determina la qualità della vita di studenti e lavoratori. Non è possibile che quasi mensilmente ci sia una giornata di sciopero che pagano studenti e lavoratori. I problemi sociali dai bassi salari non sono nati ieri ma almeno dieci anni fa. Landini si lamenta del taglio sul fondo per il settore auto ma dov’era quando venne approvata l’ultima Legge di Bilancio di Draghi nella quale non vi era un centesimo per il settore auto?

Oggi i politici comunicano con le varie forme dei social ma con i social non si forma una classe dirigente. La politica dovrebbe rappresentare il meglio per la guida di una città ma sai bene che non c’è confronto tra i Consigli comunali e regionali di trenta, quarant’anni fa e oggi. Anche da lì nasce il declino di Torino. Certo il declino nasce dalla scelta dell’Avvocato di puntare su Romiti e non su Ghidella. Ma il declino nasce anche quando negli anni Novanta il Comune di Torino disse che l’industria sarebbe stata meno importante e che occorreva puntare su turismo, cultura e loisir come aveva fatto Barcellona. Ma Barcellona aveva un porto che valeva la nostra Mirafiori e mentre Mirafiori è andato svuotandosi senza lotte, il porto di Barcellona ha aumentato le sue potenzialità e occupa tra diretti e indiretti più di centomila persone.

Forse mi ripeto ma si uscirà dal declino solo attraverso una classe politica più esperta e preparata, se i capitali privati, a partire da quelli di Exor, verranno investiti qui e se si farà un salto di qualità nella rapida realizzazione delle opere, dalla Tav alla linea 2 della Metro all’aeroporto che ora anche Lo Russo stimola a fare molto di più.

Ecco perché è importante che i partiti riprendano a studiare di più la crisi della nostra città e cosa fare per rilanciarla, ricordando che i quarantamila Sì Tav di piazza Castello, sei anni fa, domenica, dicevano No alla decrescita e Sì alla crescita.

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