L'Italia è ancora un Paese sicuro?

Caro direttore,
mi sono giunti alcuni commenti personali in merito a “L’eterno scontro tra toghe e politica” pubblicato su Lo Spiffero il 25 ottobre 2024. Uno in particolare, quello di Dario, mi ha colpito, soprattutto perché mi ha fatto riflettere: «Ciao Alfredo. Questo articolo non fa altro che confermare, con considerazioni a me sconosciute, in quanto molto ignorante in materia, ma tuttavia estremamente plausibili e convincenti, un pensiero che credo sia di molti. Di fatto è stato creato un “mostro” legislativo che lascia spazio a varie supposizioni purtroppo negative: l’incapacità dei politici, peraltro molto probabile soprattutto visto i “fenomeni” che hanno occupato le sedi governative in questi ultimi 20 anni?; un disegno perverso e subdolo per creare appositamente questo ginepraio e rendere sempre più facile trovare scappatoie alle pene?; oppure si tratta della scelleratezza di questi politici che pur di mettersi in contrapposizione all’opposizione di turno sono disposti a mandare in vacca il paese? Comunque sia la giusta interpretazione, il risultato è pessimo!!!!».

Voglio cercare di dare una mia risposta alle perplessità di Dario. Lungi da me l’avere la presunzione della verità assoluta, è solo una mia personale supposizione che mi piace condividere. Tenderei ad escludere, come principale causa del ginepraio legislativo, sia l’“ignoranza” dei politici sia un disegno subdolo e perverso finalizzato a perseguire “scappatoie” alle pene, voglio pensare che da parte loro vi sia la buona fede nel volere il bene dei cittadini. Ciò che trovo interessante, invece, è il concetto di scellerata contrapposizione “maggioranza-opposizione” che si riproporrebbe, in un “eterno ritorno dell’uguale”, ad ogni nuovo governo. In sintesi: tutto quello che fa il governo di turno è avversato dall’opposizione del momento e così via all’infinito. Il paradosso è che spesso proposte caldeggiate dalla precedente maggioranza e avversate duramente dall’allora opposizione, se vengono realizzate dall’odierna maggioranza, sono duramente avversate dalla nuova opposizione!

Dal Dizionario Oxford Languages l’aggettivo scellerato significa anche sciagurato e l’aggettivo sciagurato identifica una persona o un insieme di persone che spesso si mettono nei guai, vivono in modo disordinato e trascurano sia se stessi che i propri doveri. In sintesi, un comportamento scellerato/sciagurato porta ineluttabilmente a sciagure e disastri. Di conseguenza il comportamento di politici scellerati/sciagurati conduce inevitabilmente l’Italia verso sciagure e disastri e tra essi possiamo annoverare il “mostro legislativo”, vero disastro per il “sistema paese”. Ritengo però che la scelleratezza del mondo politico sia una condizione necessaria ma non sufficiente a giustificare l’annoso scontro tra i poteri dello Stato ed in particolare tra politica e magistratura. Ognuno dei tre poteri tende a ritenersi più indispensabile ed importante rispetto agli altri. Di questo non possiamo certo stupirci. Ognuno dei tre poteri segue logiche corporative. Se fossero in grado di auto-configurarsi rapportandosi tra loro nel migliore dei modi rispetto all’intera comunità, che bisogno ci sarebbe di “regolarli” attraverso la Carta Costituzionale?

In Italia l’eterno scontro tra politica e magistratura risale al 1947, anno in cui è stata varata la Carta Costituzionale, che non è, come erroneamente molti fanno credere, la legge più importante del Paese, bensì è l’atto che delinea le caratteristiche essenziali dello Stato, descrive i valori e i principi che ne sono alla base e stabilisce l’organizzazione politica su cui si regge. Quindi la Carta Costituzionale è un documento di “indirizzo” della Repubblica a cui devono ispirarsi le leggi che regolano la società in un dato momento storico. Ad esempio, l’articolo 4 della Costituzione italiana recita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Come spiega il “Brocardi”: “Il lavoro non è ovviamente preso in considerazione come diritto soggettivo perfetto (data la materiale impossibilità di assicurarlo a tutti), bensì come indirizzo fondamentale per il legislatore, al fine di promuovere le condizioni utili a renderlo effettivo”.

Gli articoli della Carta non sono leggi da dibattere in un tribunale. Per far sì che le asserzioni della Carta diventino leggi vincolanti dello Stato, esse devono essere recepite dal Parlamento nei codici delle leggi. Al fine di essere sicuri che le indicazioni della Carta siano rispettate, e quindi per giudicare, formalmente, la "legittimità", vale a dire la conformità degli atti alla Costituzione, è stata istituita nel 1948 la Corte Costituzionale. L’analisi condotta dalla Corte Costituzionale non può implicare valutazioni "di natura politica" o sull'"uso del potere discrezionale del Parlamento", ma deve esaminare la costituzionalità o meno dei provvedimenti legislativi presi dal Parlamento.

La Costituzione contempla come organi costituzionali i “poteri dello Stato” le cui strutture, organizzazione e funzioni sono direttamente disciplinate dalla Costituzione stessa e per cui una modifica di esse comporta un procedimento di revisione costituzionale. Nello specifico, sono organi costituzionali: il Parlamento, il Presidente della Repubblica, il Governo e la Corte costituzionale. Gli organi di rilievo costituzionale, invece, non sono essenziali alla struttura costituzionale dello Stato, e si rinvia al legislatore ordinario la disciplina della loro attività. Essi sono: il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), la Corte dei conti, il Consiglio di Stato, il Consiglio Superiore della Magistratura e il Consiglio supremo di difesa.

È condizione necessaria che lo Stato per amministrare bene la giustizia produca leggi facilmente comprensibili da tutti i cittadini, leggi che non si possano equivocare, leggi non interpretabili, leggi che non confliggano con altre leggi, leggi scritte all’interno di un rigoroso sistema di separazione dei poteri. Ma se per l’autorevole giurista Sabino Cassese in Italia “il principio della separazione dei poteri e quello di indipendenza della magistratura non sono rispettati” e di conseguenza non ci sono le condizioni per una buona amministrazione della giustizia, allora mi chiedo: l’Italia è ancora un Paese sicuro?

print_icon