Ucraina, Putin all'Aja

Caro direttore,
sono passati ormai mille giorni da quel 24 febbraio 2022, quando i soldati di Vladimir Putin attraversarono i confini dell’Ucraina, sicuri di impossessarsi in pochi giorni dell’intero Paese. Così non è stato; per la prima volta in vent’anni di potere Vladimir Putin non è riuscito a vincere (come gli era riuscito in Cecenia, in Georgia, in Siria, nella prima aggressione russa all’Ucraina nel 2024), approfittando delle complicità, dei collaborazionismi e delle indifferenze dell’Occidente. Da mille giorni l’Ucraina resiste, anche per noi, anche per impedire che Putin arrivi ai confini dell’Unione Europea.

Domenica 17 novembre, a Torino, in Piazza Castello, alle ore 15, si terrà un flash mob della “Comunità dei Russi Liberi” contro l’aggressione russa all’Ucraina. L’iniziativa di Torino avverrà in concomitanza alla “Marcia contro la guerra” (e per l’incriminazione di Putin all’Aia) che si terrà a Berlino e che è stata convocata dai dissidenti russi Yulia Navalnaya, Ilya Yashin e Vladimir Kara-Murza.

Sempre domenica 17, dalle ore 16.00, a Roma, alla fermata metro di Castro Pretorio (nei pressi dell’Ambasciata della Federazione Russa), si terrà una manifestazione promossa dalla Associazione Cristiana degli Ucraini in Italia,da Europa Radicale e da Linkiesta,con il patrocinio dell’Ambasciata d’Ucraina nella Repubblica Italianae dell’Ambasciata di Ucraina presso la Santa Sede.

Europa Radicale sarà in piazza, sia a Torino che a Roma, per sostenere il popolo ucraino e gli oppositori democratici russi nella comune lotta contro il regime di Putin e per ribadire le preciserichieste che in questi mille giorni di guerra noi radicali abbiamo rivolto alle varie istituzioni:

1) al Procuratore Capo della Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aia chiediamo di emettere un mandato di arresto internazionale nei confronti di Vladimir Putin per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi in Ucraina a partire dal 2014, dalla prima aggressione russa. Il 17 marzo 2023 la CPI ha già emesso un mandato di arresto contro Vladimir Putin (e Maria Lvova-Belova, commissaria russa “per i diritti dell’infanzia”) per la deportazione di migliaia di bambini dai territori ucraini occupati nella Federazione Russa e in Bielorussia. È del tutto evidente a chi vuole veramente vedere che occorre imputare prima a Putin e poi ai suoi generali anche i crimini compiuti sull’intera popolazione civile ucraina, ogni giorno e ogni notte, da mille giorni. In mille giorni di guerra gli inquirenti della CPI, in sinergia con le autorità ucraine, hanno acquisito una mole cospicua di prove e testimonianze su tali crimini.

2) alla premier italiana Giorgia Meloni chiediamo di revocare finalmente tutte le onorificenze della Repubblica Italiana elargite dal 2014 a esponenti del regime di Putin. Il premier precedente, Mario Draghi, aveva già revocate 14 onorificenze nel 2022. Restano da revocare 20 medaglie fra cui quella assegnata nel 2017 al portavoce di Putin, Dmitry Peskov, e le due attribuite nel 2018 e 2020 all’attuale ambasciatore russo in Italia, Aleksej Paramonov. Le onorificenze possono e devono essere assegnate ai cittadini russi che le meritano veramente, cioè gli oppositori democratici attualmente nelle galere russe per avere detto pubblicamente NO alla guerra e al regime di Putin.

3) al ministro della Difesa, Guido Crosetto, chiediamo – in occasione del rinnovo, a fine anno, delle forniture militari all’Ucraina – di togliere il segreto di Stato sull’elenco di tali forniture. Paesi come Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, che danno un contributo ben maggiore di quello italiano, pubblicano online elenchi dettagliati delle forniture; perché, invece, ai cittadini italiani sono negate informazioni che i russi già conoscono?!

4) al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, chiediamo di emanare quel Codice dei crimini internazionali che l’Italia avrebbe dovuto emanare già 22 anni fa. Il 16 marzo 2023 il Consiglio dei Ministri aveva approvato un disegno di legge finalizzato all’emanazione del Codice. Da allora non se ne è saputo più nulla.

*Igor Boni e Giulio Manfredi, europaradicale.eu

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