Torino non sa più cos'è

Caro direttore,
sul treno AV incontro un preparatissimo agente immobiliare napoletano che viene a Torino per trattare la vendita di una ex filiale di banca e mi dice: “Torino non si sa più cosa è”. Ancora l’altro giorno Piero Fassino, che era il responsabile fabbriche del Pci, rivendicava la linea che ha voluto affrancare la città capitale dell’auto dall’essere una company town. L’ex sindaco Castellani dice che Torino da trent’anni è in una fase di transizione. Solo che non hanno ancora capito che in questi trent’anni la città, crescendo meno della media nazionale, si è impoverita e la metà che non sta bene oggi, tre anni dopo l’elezione di Lo Russo, sta peggio. Cosicché Giorgio Airaudo sostiene che Torino si è trasformata da città fabbrica a città delle diseguaglianze. Tutte queste analisi ma senza mai cambiare politica. Mentre noi sappiamo che i migliori politici sono quelli che, come il bravo medico, capiscono prima lo stato di salute della città e cambiano subito la cura se i risultati non sono buoni.

Nel mio piccolo, dopo aver denunciato per primo la bassa crescita economica, non sono stato con le mani in mano e dopo aver fatto spostare l’Autorità dei Trasporti a Torino, non ci ho pensato due volte a organizzare la più grande piazza della società civile a favore della Tav e infine sono stato all’origine dei fondi per l’auto che ora dopo due anni e mezzo molto rivorrebbero.

Insisto nell’analisi critica perché i dati dell’Università La Sapienza di Roma per Italia Oggi, colloca Torino agli ultimi posti per la sicurezza e solo 31a per la sicurezza sociale mentre Cuneo è quarta e Milano è quinta, Roma diciannovesima. Torino è trentatreesima per istruzione e formazione mentre Bologna è prima. Torino è 43a nel sistema salute. 67a nella disoccupazione maschile e 52a nella disoccupazione femminile. Siccome contestare dati alla mano come faccio da quindici anni a qualcosa serve stamane un economista, Pietro Garibaldi, confronta i cinquecento milioni di euro di valore aggiunto portato dalle Atp Finals con i 140 miliardi di euro del Pil del Piemonte. Garibaldi dice che la comunicazione turistica può portare più investimenti dall’estero. Sarà, ma Torino continua a crescere meno della media nazionale perché turismo e cultura non sono mai riusciti a pareggiare ciò che perdevamo nell’industria. Il calo della produzione di auto e il calo delle esportazioni di quest’anno valgono tre volte le Atp.

Mentre nell’industria eravamo al primo o al secondo posto, nel Turismo siamo solo decimi in Italia così mentre il Times dice che siamo una bella città da weekend, il Sole 24 ore dice che non siamo ancora riusciti a sfondare. Altra differenza sottovalutata dai cantori del sistema Torino è che la fabbrica generava posti di lavoro a tempo indeterminato che consentivano all’operaio Fiat di acquistare l’auto, di far studiare i figli e li ha fatti uscire dal lavoro con pensioni discrete. Pensioni discrete che invece rischiano di non avere i giovani di oggi che perdipiù trovano posti di lavoro a termine.

Che i sindaci torinesi abbiano buona stampa solo dal Sistema Torino lo dimostra purtroppo la scelta della Schlein sulla presidenza dell’Anci. Peccato perché avrebbe dato più voce in capitolo a Torino in particolare a difesa del settore auto, peraltro messo in forte crisi dalla decisione europea di penalizzare la vendita delle auto endotermiche.

Ecco perché chi vuole bene a questa città e chi paga sulla propria pelle le conseguenze delle scelte amministrative degli ultimi trent’anni è bene si prepari a dare una grande svolta in Comune.

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