Esposito torni in politica
Alfredo Quazzo 17:13 Giovedì 12 Dicembre 2024 0
Stefano Esposito era un giovane ed emergente politico torinese del Partito Democratico (deputato nella XVI legislatura 2008-2013 e senatore nella XVII legislatura 2013-2018) fino a quando, nel 2017, scoprì “casualmente” di essere indagato dalla procura di Torino, insieme all’imprenditore Giulio Muttoni e all’assessore dell’Ambiente del comune di Torino Enzo Lavolta, per il reato di turbativa d’asta in merito al Forum del Terzo Settore. Da allora iniziarono i 2.589 giorni (7 anni) di incubo giudiziario che hanno rovinato carriera e vita di un onesto cittadino italiano.
Era il 10 novembre 2017 quando l’allora senatore Stefano Esposito si presentò dal pm Gianfranco Colace titolare dell’indagine: «Il pm spiega sommariamente quale sarebbe l’intuito investigativo e mi dice che nasceva da intercettazioni dove io ero uno dei colloquianti. Mi fa ascoltare due intercettazioni, premettendo che, se le indagini fossero andate avanti, essendo io parlamentare avrebbe chiesto l’autorizzazione al Parlamento per il loro utilizzo. Ascolto le intercettazioni e spiego che l’idea che io avessi fatto turbativa d’asta è del tutto fantasiosa». La procura di Torino proseguì nelle indagini e accusò Esposito di aver messo la sua funzione di senatore a disposizione dell’imprenditore Muttoni in “cambio di utilità”, ovvero di essersi lasciato corrompere in cambio di un prestito in danaro che poi si scoprì ricevuto 5 anni prima e restituito con tanto di interessi. Intanto: «Sui giornali vengo rappresentato come il corrotto. In un attimo tutto quello per cui avevo lavorato, la mia reputazione, la mia onorabilità, viene buttato nel cesso».
Nell’ottobre 2020 venne notificata ad Esposito la fine dell’indagine con 126 intercettazioni depositate delle 500 eseguite, dal 2015 al 2018, senza, come impone l’art. 68 della Costituzione, il nullaosta del Parlamento. A questo punto Esposito si rivolse all’avvocato Riccardo Peagno perché lo assistesse al processo, anche con le intercettazioni. «Lì ho avuto uno scontro piuttosto acceso con il mio legale. Peagno (…) mi disse: “Lei può fare questa scelta ma con un altro avvocato. (…) Io sono un avvocato, ho fatto un giuramento, e sono tenuto a segnalare una violazione così palese della Costituzione”». Decisero quindi di sollevare la questione davanti al gup ma il 1° marzo 2022 lo stesso gup di Torino, dott.sa Giulia Minutella, accogliendo le richieste del pm Colace, dispose il rinvio a giudizio per Esposito per tutti i capi d’accusa, senza richiedere al Senato l’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni depositate, inducendo lo stesso Senato a sollevare un conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato di fronte alla Corte Costituzionale.
Nel dicembre 2023 la Consulta, ritenendo fondato il conflitto, ha dichiarato l’illegittimità delle intercettazioni, ha annullato il rinvio a giudizio nei confronti di Esposito, e ha assoggettato il pm Gianfranco Colace e il gup Giulia Minutella a procedimento disciplinare da parte del Csm per le palesi irregolarità riscontrate nella conduzione delle loro attività. Il gip di Roma, dott. Angelo Giannetti, a cui erano stati trasmessi gli atti dell’indagine per competenza territoriale, dopo un ulteriore anno, ha prosciolto l’ex senatore da tutte le accuse con questa motivazione: «Le prove considerate nella loro individualità, e quindi in sintesi logica, non rilevano mai, in alcun caso, la loro concreta, ragionevole idoneità a dimostrare l’esistenza di un patto illecito».
Durante un’intervista Stefano Esposito ha affermato: «Mi sono trovato a combattere questa battaglia nella quasi totale solitudine. I primi a sparire sono stati quelli del mio partito, il Pd. (…) Mi sarei aspettato di essere chiamato (…) e che mi avessero chiesto la mia versione dei fatti. Invece non è avvenuto niente. Sono spariti tutti o quasi. (…) In questi giorni, dopo sette anni, mi sono persino arrivati messaggi del tipo “non abbiamo mai dubitato della tua onestà”. Un’ipocrisia assoluta. (…) preferisco quelli coerenti agli incoerenti, ed è la ragione per la quale non posso tornare a fare politica».
Rileggendo tutti gli atti del processo Esposito è giunto alla convinzione che: «(…) anziché pensare ad epocali riforme della giustizia, sarebbe meglio riflettere su una riforma semplice, che è quella di responsabilità del magistrato: chi sbaglia paga. Non voglio un pm impaurito o assoggettato. Voglio un maggior senso di responsabilità, proprio per la delicatezza dell’incarico che i magistrati rivestono e gli effetti che la loro attività genera sulle persone (…). I magistrati si sentono incriticabili ed infallibili. Io avevo capito che infallibile è solo Dio, e forse neanche lui. (…) In questa vicenda, poi, non è mai stato evidenziato un fatto molto grave: il pm ha operato avendo sopra di lui un procuratore aggiunto che ha controfirmato tutte le sue azioni ma soprattutto si sono susseguiti vari procuratori capo che avevano il compito di controllare la sua attività». Ma anche la polizia giudiziaria ha delle pecche perché: «le informazioni sono zeppe di opinioni personali e morali».
L’Associazione Nazionale Magistrati, a fronte di un articolo del giornalista Ermes Antonucci che criticava l’operato del pm Gianfranco Colace, ha diramato il seguente comunicato: «La giunta dell’A.N.M., letto l’articolo intitolato “Gli infiniti flop del pm Colace” pubblicato in data odierna sul quotidiano Il Foglio, condanna l’ennesimo attacco portato avanti nei confronti di un singolo magistrato, condotto con toni ed espressioni che, di certo, superano il diritto di critica giudiziaria e, inoltre, appaiono fondarsi su una errata concezione del lavoro del pubblico ministero gravato da una “obbligazione di risultato” contrastante con l’impianto costituzionale e con il fisiologico sviluppo del processo penale. In particolare, la richiesta di archiviazione non è indice di fallimento del P.M. ma di una serena ed equilibrata valutazione degli elementi di prova a tutela innanzi tutto dell’indagato stesso, nel rispetto della cultura della giurisdizione. La giunta, quindi intende esprimere piena solidarietà al collega Gianfranco Colace ed auspica l’adozione di modalità di cronaca dei fatti processuali rispettose della dignità e della persona dei singoli magistrati, che quotidianamente operano al servizio dei cittadini. Torino 6 luglio 2024».
Se si dà uno sguardo alle indagini condotte nel tempo dal pm dott. Gianfranco Colace, si trovano: i due sindaci torinesi, Piero Fassino e Chiara Appendino, e l’ex governatore Sergio Chiamparino indagati per inquinamento ambientale e prosciolti dopo quattro anni per “Prove insufficienti”; un ex sindaco e un ex assessore alla cultura nella gestione del Salone del libro di Torino indagati per irregolarità e prosciolti dopo cinque anni; il deputato leghista Riccardo Molinari indagato con l’accusa di falso elettorale e prosciolto nel novembre 2023; un noto imprenditore indagato per associazione mafiosa e corruzione ed archiviato a inizio 2024.
Mi chiedo che fiducia della “giustizia” possa avere il cittadino che vede sempre e comunque l’Anm difendere, ad oltranza e con logica corporativa, il magistrato che “sbaglia” facendo perdere allo Stato tempo e denaro. Quale altra categoria gode di una tutela paragonabile a quella dei magistrati? Condivido l’opinione di Esposito: «Se un pm su dieci provvedimenti se ne vede archiviare cinque quantomeno qualcuno dovrebbe dirgli: “Scusa forse questo non è il tuo lavoro”. Come avviene in qualsiasi settore».
Nel luglio 2023 Nando Pagnoncelli, sondaggista italiano ed amministratore delegato di Ipsos Italia, in occasione della riforma della giustizia presentata dal Ministro Nordio al consiglio dei Ministri, ha evidenziato la “vocazione” giustizialista degli elettori del Pd, partito dell’ex senatore Stefano Esposito. Infatti, relativamente all’eliminazione del reato di abuso d’ufficio il 77% degli elettori del Pd e il 70% di quelli di M5s era contrario contro il 29% degli elettori degli FdI e il 32% dei Lega-FI-Noi moderati; per limitare le imputazioni per il reato di traffico di influenze il 71% degli elettori Pd ed il 55% di quelli del M5s era contrario contro il 18% degli FdI e il 19% dei Lega-FI-Noi moderati; per il divieto di ricorso in appello da parte dei pm dopo l’assoluzione di primo grado il 65% dei Pd ed il 56% dei M5s era contrario contro il 19% degli FdI e il 21% dei Lega-FI-Noi moderati; e per la stretta sulla possibilità di pubblicare le intercettazioni telefoniche da parte dei mezzi d’informazione il 69% dei Pd e il 56% dei M5s era contrario contro il 16% degli FdI ed il 13% dei Lega-FI-Noi moderati.
La persecuzione giudiziaria subita da Stefano Esposito “contra legem” (le azioni intraprese da un qualsiasi cittadino, magistrati compresi, se sono proibite dalla legge sono “contra legem”: tali sono state le azioni del pm e del gup torinesi) è la cartina al tornasole dell’esistenza in Italia, da molto tempo, di una pericolosa anomalia nel sistema giudiziario, anomalia sviluppatasi all’interno delle istituzioni democratiche repubblicane, complice l’indifferenza, se non addirittura l’appoggio, di rilevanti formazioni politiche. L’Italia repubblicana è nata accreditando come partiti di maggioranza popolare la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista, il cui erede naturale è il Partito Democratico a cui apparteneva Stefano Esposito. Sarebbe utile che l’ex senatore ci aiutasse a comprendere perché il Partito Democratico abbia così tanta difficoltà a prendere atto che in Italia esiste un problema non risolto sulla magistratura e che è necessario un decisivo intervento legislativo che, una volta per tutte, lo risolva.
Ad asseverare l’esistenza di un “problema” giustizia concorre anche l’indagine condotta dall'Eurispes nel 2022 in cui si rileva che il 68% dei cittadini italiani non ha fiducia nella magistratura, mentre solo dieci anni prima, nel 2012, erano il 32%.
C’è da augurarsi che, per il bene del nostro Paese, Esposito ritorni nell’arena politica e che, in virtù della sua sconcertante esperienza vissuta da “perseguitato” dalla magistratura, pungoli con forza il Parlamento a produrre leggi che non permettano ad un magistrato di porre in atto azioni non consentite dalla legge contro un cittadino rovinandone l’esistenza. Per questo motivo credo utile che Stefano Esposito, per le sue capacità, continui ad occuparsi di politica, perché solo chi ha provato tanto dolore, disgusto ed ingiustizia può difendere i diritti di un cittadino libero.