Per l'auto serve un piano. Europeo

Caro direttore,
il 2025 viene definito un anno di transizione perché condizionato dalle guerre militari e dalle guerre commerciali, con il probabile arrivo di dazi che indeboliranno il notevole contributo che dà alla nostra economia il commercio internazionale, cui si aggiunge il pesante effetto che le misure europee sull’auto (votate dal Pd) hanno avuto sul settore auto e indotto. Ad alcune importanti aziende dell’indotto, cui sono stati cancellati ordini importanti, sono già arrivate letterine poco simpatiche dalle banche, che hanno più a cuore l’utile dell’interesse nazionale.

Durante il periodo Covid le misure a sostegno delle attività produttive essenzialmente sono state due. La moratoria di 18 mesi delle rate di mutuo (interesse e capitale) dei piani di ammortamento in essere in quel momento sui prestiti concessi dalle banche nei periodi precedenti l’epidemia. Le aziende avevano la possibilità di scegliere se proseguire nel piano di ammortamento o, appunto, sospendere le rate per un periodo di 18 mesi. Ottenere finanziamenti a un tasso molto basso con un piano di rimborso che prevedeva un periodo di 12 o 18 mesi di preammortamento (si rimborsava solo la rata interessi) e dal 13° mese un piano di ammortamento mensile fino a 5 anni. L’ammontare del finanziamento che le aziende potevano richiedere era in funzione del volume di affari delle stesse società richiedenti. Gli istituti bancari elargivano i finanziamenti con la garanzia o del Mediocredito Centrale o della Sace (per i finanziamenti alle medie e grandi industrie).

Si potrebbe riproporre per i settori in crisi individuati dal Ministero dell’industria se non la possibilità di richiedere nuovi finanziamenti, almeno la moratoria di quelli in essere per un certo periodo (18/24 mesi) con la contestuale proroga delle garanzie di Mcc e/o di Sace (possibilmente, per quest’ultima, a un costo contenuto).

A fianco dei provvedimenti sul credito si pone il tema della rottamazione delle auto euro0-euro5 con la sostituzione con auto euro 6 ultima generazione, un piano che potrebbe rilanciare la produzione e il rilancio dell’indotto. Qui ci vorrebbe un Piano Europeo come ha suggerito il presidente Draghi e come ha proposto il ministro Urso. Un piano siffatto porterebbe a risultati importanti come quello della difesa della filiera industriale più importante d’Europa e del nostro Paese oltre a conseguire la riduzione importante delle emissioni e l’aumento della sicurezza del traffico.

Torino e il Piemonte devono arrivare in piedi al futuro che ci daranno tra alcuni anni l’intelligenza artificiale, la crescita dell’aerospazio e l’arrivo della Tav che tra 8 anni sarà il più importante motore di sviluppo della nostra economia.

*Mino Giachino, responsabile Trasporti FdI Piemonte

print_icon