La decrescita infelice dei No Tav
Mino Giachino 09:05 Mercoledì 19 Febbraio 2025 0
Caro direttore,
lunedì sera tre ore al dibattito su “Tav o Metro2?” organizzato al Sereno Regis di Torino. Unico politico del centrodestra presente per difendere l’opera più importante per il futuro della nostra città e della nostra Regione. Un confronto molto civile e educato moderato da un ottimo giornalista, nel quale sono emersi i grandi limiti della sinistra sull’importanza delle infrastrutture.
Nonostante il moderatore avesse aperto dicendo bene che il trasporto è cruciale per lo sviluppo e per la vivibilità, rubando l’incipit del libro cui sto lavorando, il dibattito ha presentato posizioni antistoriche e un po’ disinformate sull’importanza dei trasporti, delle infrastrutture e della logistica che per un Paese come l’Italia, naturale crocevia tra Nord e Sus tra Ovest e Est, valgono ancora di più.
Proprio oggi è uscito il dato sul surplus della nostra Bilancia commerciale che nel 2024 è ancora migliorato rispetto al 2023, 55 miliardi di euro rispetto ai 34 miliardi del 2023, e tutto questo nonostante il calo della produzione industriale. Senza quei 55 miliardi di attivo della bilancia commerciale il nostro Pil sarebbe andato in rosso e gli italiani starebbero peggio. Se le infrastrutture, i trasporti e la logistica sono essenziali per il funzionamento dell’economia e della vita del Paese si dovrebbero capire che sono decisivi per l’import e l’export che usano i trafori per i rapporti con l’Europa e il mare per il commercio col resto del mondo. A dimostrazione che la domanda di trasporto sta crescendo, i container che sono usati per trasportare gran parte delle merci stanno aumentando ogni anno e il prossimo anno arriveranno a 1 miliardo.
In tutta Europa si cerca di usare come mezzo di trasporto il treno per diminuire inquinamento e la incidentalità stradale ma in tutta Europa si usano trafori come quello che si dovrebbe costruire in Val di Susa. Solo in Val di Susa, i No Tav vorrebbero far costare di più i trasporti portandoli col treno a 1300 metri di altezza usando tre locomotive per trainare il treno merci. È evidente che se il trasporto su rotaia costa molto di più le aziende di trasporto usano la autostrada che stranamente non spiace ai No Tav.
Se una domenica andate a Messa o a mangiare bene a Mompantero vedrete questo paesino letteralmente schiacciato sotto l’autostrada, eppure se parlate con qualche cittadino della Tav vi zittiranno per paura della reazione dei No Tav. Parlano dei ritardi nella costruzione dell’opera dimenticando l’ostruzione violenta degli assalti al cantiere. Dicono che di inquinamento si muore ma il risultato della loro opposizione è che solo verso la Francia il 95% dei trasporti usa l’autostrada mentre verso la Svizzera il 70% dei trasporti va su rotaia e verso l’Austria solo il 70% va su strada. Silenzio sul fatto che gallerie uguali a quella della Tav sono costruite verso la Svizzera e verso l’Austria. Il rappresentante della Cgil addirittura non sottolinea che i soldi per la Tav sono investimenti mentre i soldi per il trasporto pubblico locale sono spesa corrente. Si lamenta il ritardo nella costruzione della Metro 2 dimenticando che nel 1975 il Pci vinse le elezioni contro la costruzione della metro e che nel 1976 Torino, unica città italiana, restituì il finanziamento statale a Roma. Dimenticano che per redigere il progetto della linea 2 il Comune di Torino ci ha impiegato ben 15 anni. Ho dovuto ricordare che se non cresce il Pil non ci sono le risorse per sanità e trasporto pubblico locale e Torino da venticinque anni cresce meno della media nazionale, trascinando in giù anche il Piemonte.
Interessante nell’intervento della consigliera Cinque stelle Sara Disabato l’emendamento che prevede il ristoro al commercio delle difficoltà dei lavori creati anche dalla Tav in Val di Susa. Ottima idea. La consigliera Nadia Conticelli del Pd ha espresso la linea favorevole alla costruzione della Tav e ha ricordato a tutti implicitamente cosa costa alla barriera l’assenza della metro, il più alto picco di inquinamento e contemporaneamente il più alto numero di auto ferme quando ci sono i blocchi degli euro 4-5 perché nella zona vi è la più alta percentuale di auto vecchie a conferma della città divisa in due malgrado da 30 anni Torino sia amministrata dalla sinistra. Ringrazio il moderatore di aver potuto dire la mia insieme a un altro concittadino che citando il declino della Città è favorevole alla Tav e a un ragazzo dei Fridays For Future.
Il Prof. Romano Prodi è partito per la Cina dove terrà un corso all’Università spiegando le cose fatte dai governi del secondo dopoguerra che portarono al boom economico. Anche a Torino ve ne sarebbe un grande bisogno. Almeno i neolaureati dovrebbero saper le scelte fatte che hanno rilanciato un Paese semidistrutto dalla guerra. Il boom economico non è solo studiato in Cina ma anche in Giappone. Gli unici che non studiano quelle scelte sono gli italiani. È da 25 anni siamo al penultimo posto in Europa per tasso di crescita. La poca crescita penalizza i salari e i redditi più bassi. Se il sindaco Amedeo Peyron ci impiego meno di dieci anni a costruire Italia 61 oggi o non la costruirebbero o ci impiegherebbero molto di più. Ricordo che per Italia 61 vennero a Torino 6 milioni di persone e non c’erano ancora l’Autostrada del Sole e la Torino-Piacenza. Nel 61 l’autostrada per Milano aveva tre sole corsie, una per andare altra per ritornare e in mezzo la corsia per il sorpasso.