La pace "spietata" del più forte
Alfredo Quazzo 08:55 Domenica 09 Marzo 2025 0
Il 3 marzo 2025 al termine della riunione ristretta dei leader dell’Ue, tenutasi a Londra, sulla difesa europea, Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dei ministri italiano, ha affermato: «(…) alla fine l’unica cosa che davvero noi non possiamo permetterci è una pace che non rimane e questo non se lo può permettere l’Ucraina, non se lo può permettere l’Europa, non se lo possono permettere gli Stati Uniti». E poi ha ancora: «Sicuramente gli Stati Uniti vogliono una pace, la vogliono velocemente, ma penso anche che, proprio perché Trump dice “io sono un peacekeeper”, cioè sono una persona che vuole portare pace, penso che sia anche nell’interesse degli Stati Uniti essere certi che nel momento in cui si arriva a una pace, non si torna indietro. (…) Quello che sappiamo e quello che condividiamo e che abbiamo condiviso anche oggi è che in fondo tutti condividiamo lo stesso obiettivo, lo condivide l’Italia, lo condivide l’Europa, lo condivide la Nato, lo condividono gli Stati Uniti ed è arrivare a una pace giusta e duratura in Ucraina».
Eppure, alla fine di febbraio il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump aveva dichiarato: «L’Unione Europea ci deruba, anzi è nata apertamente con quell’intento. E gli Stati Uniti sono adesso pronti a colpire il Vecchio Continente con un’offensiva a base di duri dazi del 25percento, nell’auto ma anche “generali”, rivolti a tutti gli altri settori». Inoltre, dopo aver vinto le elezioni, in un’intervista a Abc news, Trump aveva avvertito che considererà "seriamente” la possibilità, per gli Stati Uniti, di lasciare la Nato, se non saranno trattati “in modo equo”, ed in passato, a “Meet the Press” di Nbc news, aveva definito “delinquenti” quei membri che non destinano almeno il 2% del proprio Pil alle spese per la difesa.
Affermare che tutti, compreso gli Stati Uniti, condividono l’obiettivo di una pace giusta e duratura in Ucraina è poco significativo. Chiunque parli di processo di pace tra la Russia e l’Ucraina deve necessariamente, “apertis verbis”, specificare cosa intende per “pace giusta”: è una pace regolata dal giuspositivismo o dal giusnaturalismo(punto di domanda) Nel primo caso sono le norme del “Diritto Internazionale” (sancite dall’Onu) a regolare i rapporti tra gli Stati e a stabilire se il comportamento di uno Stato è conforme alla legge, nel secondo caso è il “diritto di natura” (jus naturale) che fornisce ad ogni soggetto la libertà di usare il proprio potere a suo arbitrio per raggiungere quanto si è posto come obiettivo.
Nei primi mesi del 2014, la Russia invase la penisola della Crimea (Ucraina). Già questa prima aggressione costitutiva una violazione della proibizione dell’uso della forza, sancita all’articolo 2 § 4 dello Statuto delle Nazioni Unite (Onu). Ancora più grave è stata l’invasione su larga scala del territorio ucraino, iniziata il 22 febbraio 2022 e tutt’ora in corso. Il 6 marzo il Consiglio Europea ha sottolineato l’importanza dei seguenti principi allo scopo di giungere ad una pace globale, giusta e duratura: 1) non possono esserci negoziati sull’Ucraina senza l’Ucraina; 2) non possono esserci negoziati che incidano sulla sicurezza europea senza il coinvolgimento dell’Europa. La sicurezza dell’Ucraina, dell’Europa, transatlantica e globale sono interconnesse; 3) qualsiasi tregua o cessate il fuoco può aver luogo solo come parte del processo che porta a un accordo di pace globale; 4) qualsiasi accordo del genere deve essere accompagnato da solide e credibili garanzie di sicurezza per l’Ucraina che contribuiscano a scoraggiare future aggressioni russe; 5) la pace deve rispettare l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina.
Anche le Nazioni Unite sono nate con lo scopo di “salvare le future generazioni dal flagello della guerra” e perciò hanno redatto la “Carta” con tutte le regole di interrelazioni tra i vari Stati. Tutti gli stati del mondo, salvo Palestina, Vaticano e Taiwan, fanno parte delle Nazioni Unite (Onu) e 5 sono gli stati permanenti ovvero gli stati fondatori: Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti. L’Onu ha fra i suoi organi il Consiglio di Sicurezza composto da 15 membri di cui 5 rappresentano gli Stati permanenti e 10 a rotazione biennale. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu approva le “risoluzioni” con almeno 9 voti a favore, di cui 5 devono essere la totalità degli stati permanenti: in sostanza ognuno dei 5 stati permanenti può esercitare il diritto di veto.
In queste condizioni come è possibile far valere il diritto positivo (diritto Internazionale)? Senza un diritto positivo non rimane altro che il diritto di natura, “la legge del più forte!” Ed è il popolo a decretare quale sia il diritto più opportuno nel momento storico in cui vive. Lo si vede proprio dall’elezioni di Donald Trump, uomo deciso che si basa su regole primarie di sopravvivenza in qualunque campo. Le “troppe regole di falso perbenismo” e di subdola convivenza hanno portato il popolo americano a voler essere governati da una persona che tiene conto degli aspetti “naturali” dell’essere umano.
La pace proposta da Trump è una “pace spietata”, come dice anche Venanzio Postiglione, una pace come quelle dell’antica Grecia e dell’antica Roma, dove, per la legge di natura, a comandare e vincere era sempre il più forte. Postiglione fa riferimento allo storiografo ateniese Tucidide e alla descrizione della guerra del Peloponneso che dilaniò la Grecia tra il 431 e il 404 a.C. Tucidide ne fu testimone e protagonista e fece dire agli Ateniesi: «Nelle considerazioni umane il diritto è riconosciuto in seguito ad un’uguale necessità per le due parti, mentre chi è più forte esige quanto è possibile e i deboli cedono». Poi Postiglione continua: «Ma la storia insegna a peggiorare. Ateniesi e Romani non cambiavano i fatti: siamo i più forti e vi conquistiamo, fine delle ostilità».
Tenendo conto delle regole Onu e della presenza del diritto di veto da parte degli Stati permanenti (condizione che non dà certezza ad uno Stato di essere “protetto” dal Diritto Internazionale e quindi dall’Onu), sono sempre più convinto che sarebbe saggio, per l’Italia, investire nella sicurezza facendo del proprio meglio per rendersi più forte e meno espugnabile da chi, sentendosi sicuro e forte della propria posizione militare, un bel mattino decidesse di invadere la Sicilia, o la Sardegna, per annettersela a sé.