La sinistra dei dogmi insindacabili
Claudio Desirò* 09:59 Giovedì 20 Marzo 2025 0
Ancora una volta viene scoperchiato il vaso della sinistra italiana, pieno di dogmi assolutistici ed insindacabili, superati dal tempo e dalla storia con i quali non sono mai riusciti a fare i conti. Il “caso Ventotene” è emblematico: scritto nel 1941 e sventolato sabato 15 marzo 2025 come riferimento politico per la costruzione dell’Europa, viene ritenuto a sinistra alla stregua di un libro sacro esente da critiche, da accettare come fosse verbo del Signore, a meno che non si voglia essere tacciati di spirito dittatoriale ed antieuropeo. Quasi che una visione europeista più moderna, alla De Gasperi o alla De Gaulle, solo per citarne alcuni, non abbiano dignità di esistenza: per la sinistra non può esistere un pensiero diverso dal proprio, una strada per giungere ad un fine condiviso che non attraversi i dogmi tracciati dai “padri fondatori”, discrezionalmente scelti.
E così, nel 2025, non ritenere propria la costruzione di un’Europa in cui “la proprietà privata sia abolita”, in cui “non si possono lasciare ai privati le imprese”, in cui “la metodologia politica democratica sarà un peso morto”, in cui “attraverso questa dittatura, il partito rivoluzionario formi il nuovo stato”, non è ritenuto lecito. Anzi, è ritenuta sovversione, perché non ci si può spingere a criticare ciò che a sinistra è ritenuto un dogma dalla perfezione insindacabile.
Dogmi e visioni intrisi da una visione collettivista ottocentesca, che ancora oggi appartengono ad una sinistra ancorata per la sopravvivenza al secolo scorso. Critiche che nulla hanno a che fare con presunte critiche agli autori, mandati al confino e che, quindi, in quel contesto storico politico hanno elaborato il proprio manifesto. Critiche che nulla hanno a che fare con l’idea magnifica ed immaginifica di un’Europa unita, federale, coesa e pacifica. Critiche, invece, legittimamente espresse e con legittimità di esistenza e condivisione, verso parti del percorso tracciato nel testo e che nel 2025 dovrebbero essere elaborate e ritenute pacificamente condivisibili, se non si vivesse nel mondo dei dogmi e della silente accettazione delle ideologie novecentesche.
Le sceneggiate patetiche della sinistra, parlamentare e non, derivano da un atteggiamento di presunta superiorità che è sfociato nel “reato di lesa maestà”, perpetrato da chi ha osato mettere in discussione l’anacronistica visione di un manifesto sventolato come un feticcio nelle piazze del 2025.
*Claudio Desirò, segretario Italia Liberale e Popolare