Partire dalle "piccole cose"

Corsi e ricorsi storici, l’eterno ritorno dell’uguale! Torino sembra ancora una volta condannata a negarsi il necessario “cambiamento”. Certo il cambiamento di per sé non è necessariamente positivo, soprattutto per quelle categorie che dall’immobilismo hanno tratto vantaggio. Per queste categorie il non cambiare è una sicurezza per il domani loro e dei loro eredi. Viceversa, per quelle categorie a cui l’immobilismo politico-sociale della città ha tarpato le ali, il cambiamento rappresenta l’unica possibilità di poter fruire di un reale ascensore sociale, ovvero di quel “processo che consente e agevola il cambiamento di stato sociale e l’integrazione dinamica fra diversi ceti, attività e professioni all’interno della società civile e politica” (Treccani).

Questa considerazione mi è venuta spontanea dopo aver appreso, da più parti, del ritorno alla ribalta di “Alleanza per Torino”. Lo Spiffero, il 26 aprile ’25, ha titolato: “Risuscita Alleanza per Torino: ecco i garibaldini di Lo Russo. (…) Insomma, una ventata di novità”. Alleanza per Torino era nata nel 1993 come coalizione civico-politica per il rinnovamento amministrativo della città. I suoi principali promotori furono Enrico Salza (ideatore), banchiere ed imprenditore torinese, e Valentino Castellani, professore universitario e, all’epoca, rettore del Politecnico di Torino, che fu scelto dalla lista elettorale come candidato sindaco. Nel 1993 la lista, sostenuta anche da alcune forze politiche (Pds, Verdi, PRI), si presentava come un’alleanza civica e riformista, ma con forte impronta manageriale e indipendente. Castellani fu eletto sindaco e guidò la città per due mandati.

L’Alleanza per Torino, “risuscitata” dall’attuale sindaco Stefano Lo Russo e dall’economista Pietro Garibaldi, annovera personaggi appartenenti al mondo della cultura, dell’impresa, dell’accademia e delle professioni. Questa “neo-nata” iniziativa politica ha l’obiettivo di proporre un’alternativa riformista e civica alla politica cittadina, in vista delle elezioni amministrative del 2027. Gli obiettivi della “nuova” Alleanza per Torino si articolano in diverse aree tematiche: inclusione sociale, sostenibilità ambientale, partecipazione civica, innovazione e sviluppo economico, cultura e identità. Tali obiettivi, secondo i promotori, sono finalizzati a costruire un futuro condiviso per tutti gli abitanti della città. Sono d’accordo con Mino Giachino quando scrive: “(…) invece di affrontare i problemi della città, che sono aumentati rispetto a quando fu eletto, il nostro sindaco si benedice il lancio con tanti appoggi dei padroni del vapore (…). Non capisco perché il prof. Garibaldi e gli altri autorevoli economisti (…) non siano partiti dal Bilancio economico e sociale della Città. Torino sta meglio del 1993? Come è stata la crescita economica di questi trent’anni? (…) “Alleanza per Torino”, non parte dai problemi di Torino e dalle sue potenzialità ma continua imperterrita nella linea di questi 32 anni che hanno portato (…) al declino economico e sociale della città (…)”. Il sindaco è il portavoce delle istanze dei cittadini e rappresenta il “capo villaggio”.

Da un sondaggio Greenpeace-Ipsos del 2022 emerge che: il 51% dei torinesi desidera più piste ciclabili, zone pedonali e aree verdi; tra le principali preoccupazioni dei cittadini figurano la manutenzione delle strade, gli ingorghi del traffico e lo smog; alta è la richiesta di un trasporto pubblico più frequente e sicuro, oltre a spazi pedonali più sicuri anche nelle periferie. Il sondaggio Ipsos-Legambiente del 2023 ha rilevato che il 23% dei torinesi sarebbe disposto a rinunciare all’auto privata in favore dei mezzi pubblici, a condizione che questi siano comodi e puntuali. Ma a Torino, nonostante il Comune conduca regolarmente indagini per valutare la soddisfazione dei cittadini, vi è scarsità di mezzi pubblici e mancanza di alternative all’auto privata. I cittadini attribuiscono grande importanza alla manutenzione delle strade e dei marciapiedi. La sicurezza stradale, la qualità dell’aria, la riduzione del traffico, il desiderio di spazi pubblici più verdi e sicuri, non solo nel centro città, ma anche nelle periferie, sono temi ricorrenti nelle loro richieste.

Ma allora a che cosa serve capire le esigenze spicciole dei cittadini se poi non si attuano rimedi? Eppure, basterebbe sfruttare le forze che già circolano in città. Per esempio, il personale Gtt, che con tanto di uniforme, penna e libretto si aggira tra le strisce blu per verificare se e quanto fare di multa ai veicoli parcheggiati, non potrebbe avere un collegamento telematico per segnalare i punti dove strade e marciapiedi necessitano di manutenzione? Ma quanti buchi ci sono, soprattutto nei controviali, che possono causare incidenti non solo agli automobilisti ma anche a ciclisti e pedoni senza parlare dei motociclisti?

Persino il chatbot, a cui ho chiesto se fosse un’idea fattibile, mi ha risposto “Sì, è una soluzione concreta e fattibile, già sperimentata in alcune città italiane (es. Milano, Bologna) dove le segnalazioni vengono fatte tramite dispositivi mobili forniti al personale sul campo”. Mi ha quindi elencato i vantaggi nell’impiegare il personale Gtt e i vigili urbani: “1. Presenza capillare sul territorio già in essere; 2. Contatto diretto con le criticità urbane; 3. Costi ridotti in quanto non servono nuove assunzioni o figure dedicate”. Poi ha dato alcune direttive per il funzionamento. “1. Formazione leggera e protocollo standardizzato per segnalare problemi tramite tablet o app comunale; 2. Inserimento della funzione nelle routine quotidiane, ad esempio durante i giri per i controlli stradali; 3. Sistema digitale di raccolta segnalazioni collegato all’ufficio tecnico comunale, con classificazione per urgenza”. E alla fine mi ha presentato una bozza di proposta da sottoporre al Comune. Naturalmente, aggiungo io, si dovrà consentire ai cittadini di “visionare” una rendicontazione di facile comprensione affinché si possa riscontrare le prese in carico e le esecuzioni dei lavori da parte del comune. Credo che sia corretto cimentarsi in “piani-industriali” di sviluppo per la città con il prezioso contributo dei migliori “maître à penser” del territorio, ma non sarebbe opportuno che l’amministrazione comunale, ed in particolare il sindaco, dessero priorità alla “messa a terra” di quelle “piccole cose” che rivestono grande importanza per i cittadini?

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