Torino per rilanciarsi cambi Sistema

Caro direttore,
la lettura dei giornali per me è la cosa più importante e soddisfacente. Sui giornali trovo i dati su Torino, sul Paese e sul mondo. La lettura delle analisi che fanno giornalisti e politici mi interessa, mi diverte e mi fa arrabbiare perché è dalla bontà della lettura e dalla competenza di politici e manager che dipende l’andamento del nostro Paese e di Torino.

A mio giudizio c’è troppa analisi sociologica e scarsa capacità a leggere i dati economici, così a Torino e nel Paese è aumentato il distacco tra chi sta bene e chi no. È sicuramente diminuita la capacità di governo sia a Roma sia soprattutto a Torino. Oggi si fa festa per inaugurare il restauro di via Po usando 5 milioni del Pnrr mentre nel 196, quindici anni dopo la guerra e i bombardamenti, il Paese rimase a bocca aperta di fronte a Italia 61 la più bella area fieristica d’Europa con costruzioni come il Palazzo del Lavoro e il Palazzo Vela che lasciavano a bocca aperta. Non c’erano ancora le autostrade e l’aereo lo prendevano in pochi ma a Torino vennero sei milioni di visitatori.

Allora i quartieri periferici avevano un loro centro vitale sia a Barriera di Milano che a Madonna di Campagna: oggi a Barriera di Milano c’è un degrado da spavento e invece di portare lì lavoro si sono mandati via i due sacerdoti con la S maiuscola che volevano difendere e stavano aiutando la gente. In Barriera si sta sempre peggio e il sindaco dice che nel arriverà la metropolitana. Barriera condannata a vivere così altri otto anni? Perché la linea 2 arriverà solo nel 2032. Non è possibile. Per Barriera bisogna fare qualcosa subito. Ho proposto di portare lì il nuovo Centro per la Intelligenza artificiale. Opererebbe subito qualche decina di posti di lavoro. Darebbe un futuro a Barriera, un futuro con il centro più innovativo del futuro. Un sogno per chi ci abita, spaventato dalla violenza quotidiana, una prospettiva di lavoro concreta domattina con importanti ricadute economiche per la comunità commerciale locale. Una spinta a migliorare l’ambiente per accogliere il Centro della intelligenza che potrebbe vincere la sfiducia di chi da anni vive nel degrado.

Contemporaneamente il Comune dovrebbe invitare a iniziare un confronto sul futuro Genova, Milano, Lione e Grenoble perché l’aumento del collegamento ad alta velocità avvicinerà sempre più queste città che oggi vanno per conto loro, distanziando sempre più Torino che, come hai visto dall’ultimo rapporto del Sole 24 ore, è a metà classifica tra le cento città capoluogo per qualità della vita. Torino da sola non riesce a recuperare il distacco con le altre città che oggi sono più veloci e competitive. So che il rettore del Politecnico che aveva proposto l’alleanza tra gli atenei delle città del vecchio triangolo industriale per superare le lentezze delle amministrazioni, ha trovato interessante la mia proposta di qualche anno fa di allargare il discorso a Lione che con la ferrovia veloce sarà più vicina a Torino che a Parigi. Oggi l’area metropolitana di Lione è 11ma tra le 44 aree metropolitane europee con oltre 1,5 milioni di abitanti mentre Milano è 23ma e Torino solo 41ma.

Con la Tav Torino sarebbe al centro di un’area nella quale le altre città vanno più velocemente. Impariamo dal ciclismo, nella scia del più veloce chi segue aumenta la velocità. Il mio amico prof. Prinetto, esperto di cyber security, quando gli ho presentato questa idea mi ha detto: guarda che in quest’area ci sarebbe anche Grenoble, altro punto di eccellenza. Ecco perché dovremmo puntare alla Tav valley come propongo dal 2021, ma per farlo occorre cambiare aria in Comune dove da 32 anni governa il Pd alleato del Sistema Torino, un club di potere che ha perso la spinta propulsiva. Sistema Torino che non c’era quando io mi dannavo per organizzare la più grande piazza della società civile torinese del dopoguerra del 10 novembre 2018. Il Sistema Torino al massimo riempie la sala del grattacielo del San Paolo oltre che tutti i posti di potere della città, dalle banche alla Camera di Commercio alle fondazioni bancarie.

Nessuno ha il coraggio di dirlo: Torino da venticinque anni ha una crescita economica inferiore alla media nazionale però contemporaneamente le sue grandi banche crescono fanno utili da spavento. E sulle nomine nelle fondazioni bancarie si scannano in molti. Sistema Torino che ha assistito al calo della Fiat e alla sua vendita ai francesi senza dire nulla. Il Sistema Torino che non ha detto nulla quando nell’ultima finanziaria di Draghi non c’era una lira per il settore auto. In questi anni gli incentivi hanno impedito che la produzione scendesse a zero grazie alla iniziativa del solito Giachino con l’aiuto dell’on. Molinari. Il Sistema Torino può perdere la Regione ma non il Comune dove si decidono le nomine e dove si decide il destino delle grandi aree con possibile modifica della destinazione d’uso.

Recuperiamo la grande visione dei nostri politici migliori, da Cavour al marchese Luserna di Rorà, da Frola a Peyron, al prof. Grosso, padre, sperando che il nuovo amministratore delegato di Stellantis, Filosa, si ispiri di più a Valletta, a Ghidella e a Marchionne che a Romiti e a Tavares. Anche il sindacato potrà dare un contributo al rilancio di Torino e della sua economia soprattutto se prenderà le distanze dal Sistema Torino. Così come i cattolici impegnati in politica che hanno votato per 30 anni amministrazioni che hanno aumentato il divario tra chi sta bene e chi sta male.

*Mino Giachino, responsabile Trasporti FdI Piemonte

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