La verità sulle quote latte
Alessandro Diotallevi* 08:07 Martedì 10 Giugno 2025 0
Caro direttore,
plaudo alla sua iniziativa giornalistica volta a mantenere in vita la questione delle quote latte che in molti, in tutti questi anni hanno voluto seppellire nelle nebbie di una memoria pubblica evanescente e di una ben evidente intenzione di irridere l’intero settore della produzione del latte nelle persone che si sono tolte la vita e in quelle che temono di doverlo fare perché non ce la fanno più ad essere inseguiti come delinquenti che non hanno nessuna colpa. Non ce la fa neppure l’Italia intera, sballottata tra accuse di aver infranto la legalità comunitaria e vane misure legislative nazionali incappate nel vizio capitale di essersi trasformate in aiuti di Stato.
Direttore, io sono tra quelli che indicano l’informazione tra le strutture portanti della democrazia e sempre mi auguro che l’informazione pur libera di interpretare la società lo faccia dentro il circuito dell’accertamento della verità. Per le quote latte la verità ha provato (la soggettivizzo perché è la nostra migliore amica) a farsi largo in ogni modo. Ricordo la Commissione Governativa di indagine sulle quote latte istituita ai sensi dell’articolo 7 del D.L. 31 gennaio 1997, n. 11. Conteneva nelle considerazioni conclusive accuse sanguinose: ritardi normativi interni e comunitari, confusione legislativa, “gravi, evidenti e inconfutabili responsabilità dell’UNALAT e delle retrostanti associazioni professionali di categoria maggiormente rappresentative (Coldiretti, Cia, Confagricoltura) che hanno concretamente gestito l’intero sistema in maniera inadeguata, con comportamenti, per taluni aspetti, oggi al vaglio della magistratura penale”.
Una Commissione Governativa si spingeva ad affermare l’esistenza “di una responsabilità dell’amministrazione ministeriale sia per culpa in eligendo sia per culpa in vigilando sia per specifici comportamenti sottoposti a censura dalla magistratura contabile…”. Per non parlare delle accuse alle Regioni recalcitranti ad adottare autentiche e verificabili procedure di controllo.
Direttore, dalla consegna degli atti di quella Commissione Governativa sono trascorsi oltre vent’anni (dei quali le risparmio, almeno per ora, la disamina di quanto è avvenuto), fino al rilascio da parte di un Giudice coraggioso (la dott.ssa Di Nicola, in una ordinanza peraltro di archiviazione di un procedimento penale) di un vero e proprio appello alla politica, al Governo e al Parlamento cui ha confessato di non farcela in sede giurisdizionale a venire a capo di un groviglio inestricabile di interessi responsabilità. Penso che il mio messaggio sia del tutto chiaro ma lo voglio esplicitare: la Magistratura ha chiesto l’aiuto del Governo e del Parlamento per fare giustizia, prima di tutto nell’interesse dell’Italia e poi dei suoi allevatori e del comparto della produzione del latte.
Credo che lei capisca, si è trattato di un gesto di peso istituzionale per mettere dalla stessa parte potere giudiziario, potere esecutivo e potere legislativo. Dalla parte della verità. Perché, negli atti del procedimento giudiziario che ha originato quell’ordinanza sono depositate perizie che provano che il numero di vacche presenti in Italia mai ha prodotto e mai avrebbe potuto produrre la quantità di latte necessaria a valicare le quote consentite dalle procedure comunitarie. MAI. Non sta a me, non sta a lei dire perché questo sia accaduto. Sta a me, sta a lei tenere acceso un riflettore su una vicenda che deve essere risalita nell’interesse dell’Italia e della sua reputazione in seno all’Unione Europea. Purtroppo, essere dalla parte della verità ed averne le prove non basta contro i sistemi affaristici. Sta a chi ha cuore l’Italia, il Made in Italy, il futuro del latte italiano, il futuro del formaggio di cui siamo fieri, far valere la verità. Non ci sono controinteressati. Nessuno di chi ha il potere di fare giustizia ha responsabilità dirette in ciò che è successo. Se le assume se non opera per la verità e per il Paese. Il resto, caro direttore, è chiacchiericcio!
*Avv. Alessandro Diotallevi, Roma