Torino ha bisogno di una scossa

Domanda: voi preferite andare dal medico che vi dice tutto sul vostro stato di salute o preferite andare da quello più dolce che vi dice che avete qualche bubbone ma per il resto avete le gambe buone, gli occhi vedono e le orecchie sentono?

Mentre il 18 Giugno scorso Banca d’Italia, organismo indipendente da tutti, a pagina 24 evidenziava come il valore aggiunto del Piemonte dal 2007 ad oggi sia cresciuto meno non solo delle altre regioni del nord ma persino della media nazionale – che come è noto è tenuta bassa dalle regioni del sud – oggi l’Ires, il centro studi regionale, ha presentato una analisi più dolce sul Piemonte, non pubblicando più la slide che in passato pubblicava e che metteva a confronto l’andamento economico del Piemonte rispetto alla media nazionale.

Addirittura si è persino escluso il settore dell’auto, tutt’ora il più importante per la nostra regione, per poter dire che negli altri settori le nostre esportazioni crescono più delle altre Regioni del nord. Mentre chi amministra un’azienda, quando presenta i conti, deve fare il conto con gli azionisti piuttosto esigenti e non può assolutamente permettersi analisi più ottimistiche della realtà, qui il presidente dell’Ires nominato dalla Regione dà un giudizio positivo sull’andamento della Regione e il vicesindaco metropolitano parla delle grandi potenzialità di Torino, dimenticando che secondo il Cresme l’area metropolitana di Torino è solo 41esima su 44 in Europa tra le Aree Metropolitane con oltre 1,5 milioni di abitanti.

Tutto ciò detto, abbiamo ascoltato ottimi ricercatori che hanno presentato gli approfondimenti dei vari segmenti. Anche la bella slide che dimostra quanto siano attrattivi di investimenti i tre centri logistici di Orbassano, Alessandria e Novara non ci dice che in questi vent’anni a causa dei ritardi infrastrutturali il Piemonte ha perso molti centri direzionali di aziende logistiche che si sono spostati a Milano.

Stranamente non si è parlato dello stato delle nostre infrastrutture, del pesante ritardo nella costruzione della Tav e della linea 2 della Metro. Così come non si è detto del Traforo del Bianco che dovrà chiudere tre mesi all’anno da qui al 2050. Non si è detto nulla che le due autostrade per la Liguria sono quasi sempre chiuse dalle 22 alle 6 del mattino. Io rimango convinto che se si vuole convincere ogni componente della società torinese e piemontese a fare di più per riportare il Piemonte ai primi posti in Italia per Pil occorre essere molto chiari sulle condizioni di partenza. 
Firmato: un lettore delle analisi dell’Ires dai tempi di Detragiache, Bodrato e Maspoli.

 

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