Sanità, Cirio freni Riboldi
Roberto Mantegna 09:38 Lunedì 08 Settembre 2025 0
Gentile Direttore,
non sono un uomo di sinistra, e non scrivo per fare polemica ideologica. Ma quando la gestione della sanità pubblica diventa un esercizio di potere personale, allora è doveroso non abbassare la testa. L’assessore Riboldi sta trattando la sanità piemontese come fosse un comitato elettorale, non un servizio essenziale per milioni di cittadini.
La sua azione è troppo egocentrica, talora impulsiva, e soprattutto priva di quella competenza che dovrebbe guidare ogni scelta in ambito sanitario. Blitz negli ospedali, nomine di direttori generali che rispondono più ai comandi che alla missione sanitaria, piani scritti per rispettare scadenze politiche anziché bisogni reali: tutto questo non è amministrare, è occupare.
Il caso Schael lo dimostra: un professionista rimosso dopo sei mesi, non per risultati, ma per incompatibilità con un metodo che non ammette confronto. E le dimissioni al Regina Margherita sono solo l’ennesimo segnale di una macchina che si sta inceppando. Riboldi non ha mai lavorato fuori dalla politica, e si vede. Pare non saper distinguere la gestione della cosa pubblica dalla propaganda, il servizio dallo slogan.
Il problema non è il carattere dell’assessore, ma la sua impostazione: infarcita di politica e priva di esperienza concreta. Non basta aver fatto militanza per sapere come funziona un ospedale. Non basta circondarsi di fedelissimi per risolvere le criticità strutturali. La sanità richiede visione strategica, non fedeltà. E questo momento documenta come la visione manca del tutto.
Ogni decisione sembra presa per dimostrare forza e non per costruire soluzioni. Il blitz in corsia, le nomine calate dall’alto, le bozze di piano socio-sanitario scritte per rispettare gli annunci, Mi chiedo se non si rende conto che tutto questo genera tensione. Certamente non produce fiducia. I professionisti sanitari sono stanchi di essere trattati come comparse in una narrazione politica. E i cittadini, ancora una volta, pagano il prezzo.
Non chiedo certo le dimissioni. Credo però che sia necessario un risoluto cambio di passo. Il presidente Cirio, che ha sempre rivendicato pragmatismo e concretezza ha già messo involontariamente la faccia. È ora che prenda in mano le redini in modo serio. Perché la sanità non è una corsa ciclistica da celebrare, è una sfida quotidiana che si vince solo con serietà e competenza.
Se davvero Riboldi vuole dimostrare di essere uomo all’altezza, cominci col fare un passo indietro dal protagonismo e uno avanti verso il dialogo. Ascolti chi lavora nei reparti, chi gestisce le emergenze, chi conosce i territori. E soprattutto, smetta di pensare che la sanità si governi con i comizi. Perché la salute non è una bandiera da sventolare, è una responsabilità da onorare.
Con rispetto, ma senza sconto.



