Malagodi, il volto del liberalismo

In tempi in cui la parola “liberale” viene spesso usata senza comprenderne il significato, ricordare figure come Giovanni Malagodi non è solo un esercizio di memoria storica: è un atto di chiarezza politica. Malagodi rappresentò una stagione del liberalismo italiano fatta di coerenza, rigore morale e visione economica. Non era un uomo del compromesso facile, né un politicante alla ricerca del consenso a tutti i costi. Era convinto che la libertà, per essere reale, dovesse poggiare su responsabilità, competenza e rispetto delle regole.

Segretario del Partito Liberale Italiano dal 1954 al 1972, fu tra i pochi leader del dopoguerra a difendere con fermezza l’idea di un’Italia moderna e competitiva, capace di crescere attraverso l’impresa, la conoscenza e il merito, non attraverso la spesa pubblica e l’assistenzialismo. Il suo europeismo era pragmatico: l’Italia doveva stare nel cuore dell’Europa, ma come Paese serio, produttivo e credibile, non come Stato che chiede continuamente aiuti o deroghe.

Oggi, in un’epoca in cui la politica si appiattisce tra slogan e personalismi, il pensiero di Malagodi resta una bussola. Difendeva la libertà economica, ma anche la giustizia sociale come esito del lavoro, non dell’assistenzialismo. Credeva nella scuola come ascensore sociale, nella solidità della moneta come garanzia per i risparmiatori, e nella competenza come criterio per guidare la cosa pubblica. Per noi di Generazione Europa Liberali e Democratici Bellunesi, il suo messaggio è attualissimo.

In un Paese in cui la produttività ristagna, i giovani faticano a trovare spazio e lo Stato continua a espandersi in ogni settore, il richiamo di Malagodi a un liberalismo serio, sobrio e responsabile suona come un invito a rimettere le cose al loro posto: meno burocrazia, più libertà, più fiducia nell’individuo e nella comunità produttiva. Essere liberali, oggi, significa ripartire da lì. Dal rigore di Malagodi, ma anche dalla sua fiducia nell’Italia delle competenze e del lavoro. Perché la libertà non è un privilegio: è una responsabilità che va esercitata con coraggio e visione.

*Luigi Filippo Daniele, coordinatore di Generazione Europa Liberali e Democratici Bellunesi (Gel)

print_icon