Gli occhi chiusi della politica

Un palazzo degli anni ’70 in calcestruzzo a vista, sito in corso Stati Uniti, cade sotto i colpi delle ruspe per far posto a un nuovo, fiammante, condominio “sostenibile” a livello ambientale. Edificio progettato nel rispetto del risparmio energetico, dotato di serramenti a tenuta stagna e ampie terrazze verdi. La città, quindi, giorno dopo giorno cambia e così pure il suo skyline, oramai devastato irrimediabilmente da due grattacieli, nonché dalle ciminiere dell’inceneritore che svettano da strada del Portone.

Sfruttamento dell’acqua piovana e autosufficienza energetica sono le caratteristiche salienti delle nuove costruzioni residenziali, le quali di norma attirano l’attenzione di riviste specializzate che dedicano loro ampi reportage fotografici. I futuri acquirenti degli alloggi ospitati nei condomini “green” vivranno quindi tra essenze arboree e coloratissimi fiori, ma soprattutto proveranno un senso di profondo sollievo di fronte al dimezzamento dei costi delle bollette: acquistare un appartamento “sostenibile” di centocinquanta metri quadrati si rivela, conti alla mano, un buon investimento.

Un privilegio purtroppo interdetto ai più, poiché i palazzi di nuova concezione sono “verdi” e soprattutto esclusivi: rubricati solitamente nella categoria delle residenze di lusso. Le famiglie composte da lavoratori con stipendi e salari medi continueranno a vivere invece negli edifici costruiti quando le periferie si ampliavano a vista d’occhio: palazzoni spesso costruiti usando materiale di scarsa qualità, e certamente non ideati con l’obiettivo di impattare l’ambiente nel minor modo possibile. 

Paradossalmente, i benestanti pagano, per l’erogazione dei servizi essenziali, fatture meno onerose grazie a soluzioni edilizie innovative, mentre la gente comune continua a essere vittima delle speculazioni di ogni genere. Molte famiglie, anche nel prossimo inverno, dovranno scegliere se pagare le rate del riscaldamento oppure mettere insieme il pranzo con la cena.

In Italia, infatti, ci sono quasi tre milioni di nuclei familiari che sono sospesi tra la povertà assoluta e quella di sopravvivenza: cittadini obbligati a ricorrere ai pasti forniti dalla Caritas, oppure da una delle tante associazioni che raccolgono derrate alimentari per poi redistribuirle a chi necessita di sostegno. Torino stessa è attraversata da una crisi sociale senza precedenti, ed è sufficiente imbattersi in una delle tante code davanti ai luoghi di distribuzione dei pacchi per rendersene conto. 

Il centro fornisce parecchio spazio ai dormitori sotto il cielo, così come in periferia non si contano i locali abbandonati trasformati in baraccopoli (fenomeno che si abbatte in primis sul patrimonio delle Ferrovie). Piazza San Carlo è il biglietto da visita più eloquente della città. I portici dell’ex salotto torinese sono diventati un giaciglio per nomadi erranti (lato dei numeri pari) e, sul lato dell’omonimo Caffè, riparo per ex detenuti o giovani senza casa. Nelle ore notturne i volontari di varie istituzioni portano loro pasti e bibite calde, mentre i dintorni (cestini dei rifiuti compresi) diventano la grande latrina di chi dorme in strada.

Il divario tra miseria e ricchezza è sempre più grande, e sembra destinato a crescere in un quadro politico dove le pensioni medie ristagnano da anni sotto la soglia dei settecento euro, mentre, al contempo, nessuna misura adeguata ha sostituito il tanto vituperato Reddito di cittadinanza. Allo stesso tempo non si vedono all’orizzonte politiche abitative e neppure tassazioni che vadano a colpire gli speculatori, insieme ai grandi capitali maturati da giochi finanziari spregiudicati. 

La politica si dimostra inerme davanti alla tragedia sociale in atto. La miseria e le piazze dormitorio sembrano non riguardare le competenze di alcun Ministro o Assessore regionale e comunale: le città come Torino assomigliano a navi senza equipaggio e, quindi, alla deriva.   

Nelle prossime settimane non mancherà di certo il taglio del nastro dedicato a un nuovo palazzo esclusivo e molto “In”. Le autorità, recandosi alla celebrazione chic, saranno costrette a chiudere ancora una volta gli occhi per non vedere la miseria che circonda i condomini alla moda di Torino.

Del resto è risaputo che quel che non si osserva, a costo di girare la testa dalla parte opposta, di fatto non esiste. È sufficiente non guardare le situazioni che mettono in imbarazzo per vivere al meglio il proprio incarico elettivo istituzionale. 

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