TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd, Gallo alza la cresta: "Congresso senza indugi"

I supporter dell'aspirante segretario intimano alla presidente Manica di procedere allo svolgimento delle primarie per il 16 dicembre. "Di fronte a ulteriori tentativi di procrastinare la decisione ci rivolgeremo agli organi statutari nazionali". Domani la direzione

Quando Nicola Zingaretti giovedì sera arriverà alla Fabbrica delle E per il suo esordio torinese da candidato alla segreteria del Pd, Marco Minniti potrebbe aver sciolto la riserva da appena un giorno o forse poche ore. L’ex ministro dell’Interno ancora ieri ha ribadito che farà conoscere le sue intenzioni dopo la presentazione del suo libro, fissata per martedì. È tutto un rincorrersi e un intrecciarsi di date: accade per le candidature alla guida del Nazareno, così come nel sempre più tormentato percorso per ridare dopo ormai parecchi mesi un nuovo segretario al partito in Piemonte.

E così, mentre si preparano i supporter del governatore del Lazio sul cui numero definitivo grava ancora la variabile legata alla probabile discesa in campo del dimissionario Maurizio Martina, in queste ore che separano dalla Direzione regionale di domani, chiamata ad avviare la fase congressuale, si producono gli ultimi tentativi di buona parte del Pd piemontese per evitare di andare a una lacerante conta e a un probabile flop di partecipazione. Nelle prossime ore si cercherà di ottenere dal Nazareno una deroga ad hoc per il Piemonte che consenta di far slittare le primarie, al momento fissate la settimana precedente le festività natalizie. E contemporaneamente far leva sul senso di responsabilità dei maggiorenti di tutte le correnti perché evitino il proliferare di candidature di bandiera favorendo una soluzione se non unitaria almeno “condivisa” da un ampio fronte. L’inusuale ticket Davide Gariglio-Andrea Giorgis che fino ad oggi ha incarnato la volontà dell’area renziana e di una parte della sinistra di trovare una quadra ci proverà ancora domani, a ridosso della riunione di via Masserano. Difficile dire con quali risultati.

Chi spinge, ma in direzione opposta ovvero verso una rapida chiamata alle consultazioni interne, è Gioacchino Cuntrò, uno dei pretoriani di quella che fu la componente di Piero Fassino che da tempo lavora all’ascesa del consigliere Raffaele Gallo al vertice del partito piemontese. Cuntrò è tornato a scrivere un documento, come già aveva fatto recentemente, per chiedere “formalmente che la Direzione del prossimo 5 novembre  approvi tutti gli atti propedeutici allo svolgimento del congresso e fissi improrogabilmente la data di svolgimento delle Primarie per il prossimo 16 dicembre”.

Nella lettera indirizzata alla presidente del coordinamento politico Giuliana Manica e a tutti i componenti, il tesoriere della federazione torinese, ricorda con tono deciso che “l’Assemblea nazionale del partito lo scorso 7 luglio ha deliberato la convocazione dei congressi regionali e territoriali. Successivamente la Direzione nazionale ha confermato che essi vanno celebrati e conclusi entro il dicembre 2018. Tale termine risulta essere per tanto perentorio”. Semmai già questo non bastasse, Cuntrò rimarca come “è nota sin dallo scorso congresso la decisione della Direzione nazionale di non consentire lo svolgimento in abbinamento dei congressi regionali con quello nazionale e che in proposito non verrà concessa alcuna deroga. Il che rende del tutto evidente l’inutilità dei deliberati assunti dalla Direzione regionale allo scopo di conseguire un risultato inconseguibile”. Mettetevi il cuore in pace, dice sostanza a chi ancora si appiglia alla speranza di un rinvio.

Anzi, fa di più: “per correttezza informo, che qualora si prospetti nel corso nelle prossime riunioni del Comitato di reggenza e della Direzione piemontese l’ennesimo tentativo (comunque motivato) di procrastinare decisioni che da mesi avremmo dovuto assumere – avvisa Cuntrò – mi rivolgerò agli organi statutari nazionali affinché siano fatti rispettare lo Statuto e le decisioni assunte dagli organi di partito”.

Se ancora non sono lunghi, i coltelli nella notte del Pd pare lo diventeranno presto. E presto sono intenzionati a muoversi, nel quadro nazionale, i sostenitori di Zingaretti. Un chiaro anticipo di chi sosterrà il presidente della Regione Lazio in Piemonte lo si avrà giovedì sera nell’ex stabilimento Cimat di corso Trapani, sede del Gruppo Abele di don Luigi Ciotti, scelto da Zingaretti per lanciare un chiaro messaggio a quel mondo delle associazioni dal tratto vagamente cattocomunista cui intende rivolgersi per cercare di superare il 50% alle primarie, sconfiggendo quello che pur non essendosi ancora candidato è il suo avversario più temibile: Minniti dato dall’ultimo sondaggio dietro a Zingaretti potrebbe ribaltare i numeri non appena scioglierà la riserva.

Attesi compatti alla Fabbrica delle E gli orlandiani, con la vicepresidente del Senato Anna Rossomando, l’ex parlamentare alessandrino Daniele Borioli, il capogruppo in consiglio regionale Domenico Ravetti, il già parlamentare dalla lunga militanza nella donciottiana Libera Davide Mattiello, il vicepresidente del Consiglio comunale di Torino Enzo Lavolta. E poi tra gli altri, Andrea Benedino e l’ex orfiniano Andrea Pacella che da settimane sta lavorando nello staff elettorale del governatore laziale. “A sentire” andrà anche l’ex deputata Paola Bragantini e, come lei, altri ancora incerti su chi premiare con il voto e il sostegno, soprattutto aspettando la candidatura di Martina.

Ci sarà anche Gallo junior? Il candidato alla segreteria regionale ha partecipato alla Leolpolda, insieme al suo supporter Mauro Laus, mentre negli stessi giorni il papà, storico ras del Psi e potente uomo delle tessere, pare abbia incontrato proprio Zingaretti, auspice Fassino. Di certo il giovane consigliere regionale c’è e resta in campo per la segreteria regionale. Ai renziani, in senso lato, sfumata l’ipotesi di una candidatura unitaria non resterà quindi che giocare non si sa con quanta fortuna le ultime carte per un rinvio del congresso e attrezzarsi per un testa a testa tra il consigliere regionale e l’ex sottosegretario vercellese Luigi Bobba. Il suo nome è sul tavolo fin dalla riunione dei renziani piemontesi in un ristorante romano conclusa con l'ormai famoso patto della bottiglia. Un accordo sulla figura dell'ex parlamentare vercellese che era parso rimanere lettera morta nei mesi successivi, quando sembrò prevalere la possibilità di evitare le primarie con una candidatura unitaria, almeno in una fase limitata nel tempo fino alle regionali del prossimo anno. La missiva di Cuntrò, tuttavia, agita il pollaio del Pd, con un Gallo che alza la cresta e chiede di andare alla conta.

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