GRANDI OPERE

Tav, la manfrina di Toninelli costa 75 milioni al mese

Il ministro Borne concede al collega italiano ulteriore tempo per concludere tutte le sue analisi costi-benefici, però ammonisce che l'opera deve andare avanti: "Rispetteremo i trattati internazionali". È polemica sui bandi Telt "congelati": ogni proroga è un salasso

A giudicare dalla nota ufficiale della ministra dei Trasporti francese Elisabeth Borne, al termine dell’incontro con Danilo Toninelli, il principale interesse dei cugini d’Oltralpe è “non perdere i finanziamenti europei” sulla linea Torino-Lione e dunque “rispettare i trattati internazionali”. Ne verrebbe da desumere che non ci sia nessun ripensamento né tantomeno dubbi o remore sulla necessità di andare avanti con l'opera. Diverso il tenore del comunicato di Toninelli, secondo il quale “la mia omologa francese, che ho incontrato oggi a Bruxelles, ha preso atto dell’impegno formalmente assunto dal Governo italiano di ridiscutere integralmente il progetto” della Tav “come recita il Contratto di governo”. Di più, “la ministra Borne ha concordato sull’idea che, in vista di questo comune obiettivo, sia necessario rinviare la pubblicazione dei bandi di Telt per il tunnel di base, prevista entro dicembre. L’intesa con la Francia sul congelamento delle gare, fino al compimento dell’analisi costi benefici, sarà esaminata assieme alla Commissione Ue per non pregiudicare gli accordi internazionali”.

Il problema, però, adesso è il costo delle continue proroghe chieste dall’Italia. Quando Toninelli impose di fatto lo stop alla pubblicazione delle gare – definendo “un atto ostile l’eventuale prosecuzione dei lavori prima delle nostre decisioni” – Telt con una lettera ai governi italiano e francese fissò come deadline il 30 novembre. Una data oltre la quale la società che ha la responsabilità di realizzare l’opera aveva affermato di non potersi più far carico dei costi di fermo cantiere. Ogni mese di proroga, infatti, costa 75 milioni di euro, anche perché il mancato rispetto del cronoprogramma degli appalti comporta una progressiva riduzione dei finanziamenti dell'Unione Europea, ovvero di quel 40 per cento a carico di Bruxelles. Ed è per questo che la ministra francese ha ribadito la disponibilità ad aspettare gli studi dell'Italia ma solo finché questa attesa non pregiudicherà la quota di risorse garantite dall'Ue.

Per il deputato dem Davide Gariglio “Toninelli offre un’interpretazione fantasiosa del colloquio. Nelle parole della ministra non c’è nulla che lo autorizzi a dire che vi è il consenso francese a un rinvio indefinito nel tempo dei bandi per il tunnel dei base”. “Il governo francese - prosegue Gariglio - aveva accordato un rinvio per alcune settimane, e comunque non oltre la fine del mese di novembre. Per questo motivo “come gruppo Pd alla Camera ci aspettiamo che entro novembre Telt pubblichi i bandi di gara. In caso contrario solleveremo la questione in sede politica e giurisdizionale chiedendo che i responsabili dei ritardi risarciscano i danni prodotti”.

Durante l'incontro - che si è tenuto nel Residence Palace, sede della stampa internazionale nel Quartiere Europeo di Bruxelles, a margine della quarta conferenza ministeriale di alto livello dell'Alliance du Routier - ha detto Borne, “è stata ribadita la volontà del governo italiano di condurre degli studi economici su questo progetto. Anche in Francia abbiamo avuto una riflessione sul nostro programma di infrastrutture, ma abbiamo ribadito la volontà di rispettare i trattati internazionali. Credo che sia così anche per l'Italia, abbiamo potuto confermarlo. Dunque - ha concluso - evidentemente lasceremo che l’Italia conduca le sue valutazioni, tenendo ben presente la necessità di non perdere i finanziamenti europei”.

A leggere in filigrana le dichiarazioni dei due protagonisti dell’incontro odierno, un punto pare fermo: la Francia non ha nessuna intenzione di recedere dal realizzare il mega tunnel e anzi chiede delle garanzie affinché non si perda neanche un euro dei finanziamenti europei. Però viene concesso all’Italia ancora un po’ di tempo per concludere i propri fantomatici studi e, viene da pensare, far digerire all’opinione pubblica la prosecuzione dell’opera, seppur con qualche modifica nella tratta nazionale. La Borne non parla di alcun congelamento dei bandi, infatti, ma è probabile che non smentirà le dichiarazioni del collega. Un atteggiamento indulgente volto ad aiutare chi evidentemente qualche garanzia ai francesi l’ha offerta (se Toninelli avesse affermato di voler bloccare i lavori, probabilmente la reazione sarebbe stata ben diversa). D'altronde la stessa sottosegretaria grillina al Mef, Laura Castelli, commentando la manifestazione di sabato a Torino, ha affermato in queste ore che “le persone che scendono in piazza vanno sempre rispettate, e bisogna porsi delle domande quando accade. Ma il Tav è un progetto troppo costoso, e va completamente rivisitato”. Rivisitato, appunto, non buttato via.

E così, nel suo tentativo di allungare ancora un po’ il brodo (chissà fino a quando) il ministro italiano ha buon gioco a dichiarare che “ho rappresentato la volontà, già più volte manifestata, di condividere con esperti francesi gli esiti preliminari della analisi costi-benefici che stiamo svolgendo, per sottoporla successivamente all’ulteriore e definitiva validazione da parte di studiosi internazionali”.

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