PALAZZO LASCARIS

La Regione taglia i fondi alla Cultura

L'allarme del Pd dopo l'annunciata intenzione di Cirio di spostare 30 milioni di investimenti del fondo Fesr. Valle: "Quei soldi già destinati a importanti interventi su tutto il Piemonte"

“Durante l’insediamento il presidente Alberto Cirio ha detto che 24 milioni di investimenti previsti per il comparto cultura sul fondo europeo Fesr sono da spostare”. A lanciare l’allarme è il consigliere regionale Daniele Valle, del Pd, secondo il quale “l’asse della cultura pesa meno del 3 per cento sul totale del fondo europeo, ovvero circa 30 milioni su 965, ma sottolineo che nella legislatura precedente li abbiamo già tutti destinati per importanti interventi su proprietà regionali. Parliamo di gioielli del nostro Piemonte del calibro di Stupinigi, Borgo Castello del Parco della Mandria, Val Casotto e Palazzo Callori”. Di qui il timore che una serie di progetti messi i cantiere dalla passata amministrazione, nella quale Valle era a capo della Commissione Cultura.

“Questa mossa – prosegue l’esponente dem – mi preoccupa molto e non avendo avuto risposte in aula, ho richiesto un’informativa in commissione, visto che non c’è nulla di programmato da qui a settembre”. “La cultura e tutto il mondo degli operatori che le ruota attorno – conclude – è uno degli assi portanti dell’Italia e del Piemonte in particolare. Proprio grazie al nostro prezioso patrimonio culturale e alla sua valorizzazione, ad esempio, la nota guida Lonely Planet ci ha nominati Regione da visitare nel mondo per il 2019. Evitiamo quindi che l’altra velocità del Piemonte di cui Cirio parla diventi una retromarcia”.

Parlando del Fesr, nell’illustrazione delle linee programmatiche, il neo governatore aveva spiegato che “sull’asse 5 della Cultura, che è un asse da 34 milioni e mezzo, a oggi sono stati  spesi soltanto dieci milioni. Soprattutto, i 24 milioni e mezzo che sono allocati su questo Fondo  sono per spese di investimenti (per carità, legittimi e anche utili) che non potranno però essere  realizzati, perché sono – per capirci – su interventi strutturali e su beni di proprietà regionale,  per i quali la procedura autorizzativa della Soprintendenza delle Belle Arti e di tutti i soggetti  interessati farà sì che noi tecnicamente non riusciremo a spenderli nei termini prefissati  dall’Unione Europea. Per spendere questi 24 milioni e mezzo in modo diverso, se stai  all’interno degli assi di programmazione non hai bisogno del parere di nessuno; se vuoi andare  al di fuori, hai bisogno che Bruxelles ti autorizzi. Questa è la strada che noi stiamo  percorrendo oggi, instaurando questo rapporto diretto”.

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