SCIURA PADRUNA

Confindustria, Mattioli non molla

Invitata dai "saggi" a ritirarsi dalla competizione nel nome dell'unità dell'associazione, l'imprenditrice piemontese va fino in fondo. Oggi il duello via streaming sui programmi, il 26 marzo il voto finale. "Nulla è scontato" confermano fonti di viale dell'Astronomia

L’emergenza sanitaria e quelle economica ad essa indissolubilmente collegata può condizionare un’importante decisione come quella che approssima per la presidenza di Confindustria? Insomma ci sta che i tre saggi – Andrea Bolla, Maria Carmela Colaiacono e Andrea Tomat – invochino la situazione in cui il Paese versa a causa del coronavirus per chiedere, come hanno fatto, a Licia Mattioli di ritirare la sua candidatura lasciando campo libero ad Carlo Bonomi. Facendo anche leva sull’aspetto geografico dell’emergenza e della crisi a favore del presidente di Assolombarda, come se – restando su questo ragionamento assai discutibile – il Piemonte fosse pressoché indenne dall’epidemia e dal tracollo economico.

Fermo restando che le questioni regionalistiche sono davvero poca cosa rispetto all’immane sfida che attende il mondo dell’impresa di tutto il Paese e per quei rapporti con i mercati globali di cui Mattioli di occupa per viale Astronomia ormai da qualche anno, non stupisce che l’imprenditrice torinese abbia legittimamente rispedito al mittente la richiesta di farsi da parte. Tanto più che questa non presupporrebbe la convergenza su una figura terza che superi il duello, anche se in queste ore qualcuno ha ipotizzato la chiamata di Marco Tronchetti Provera con una funzione che sarebbe un po’ quella di Mario Draghi per un ipotetico governo di salute pubblica, al posto dell’attuale esecutivo Conte.

Alla vigilia della presentazione dei programmi dei due candidati ai componenti del consiglio generale che avverrà oggi in streaming, si è fatta sempre più largo l’interpretazione di quell’esortazione dei saggi come un tentativo di eliminare sulla strada di Bonomi l’ostacolo piemontese (con appoggi di peso in varie aree, comprese le grandi partecipate di Stato) che lo stesso numero uno di Assolombarda aveva sottovalutato.

È vero che i voti di Bonomi, attualmente doppiano quelli di Mattioli, ma molte sono le variabili e le incognite ancora sul campo in vista del pronunciamento a scrutinio segreto dei membri del consiglio generale il prossimo 26 marzo. Una di queste, non certo marginale, riguarda il pacchetto di voti del bresciano Giuseppe Pasini, ritiratosi dalla corsa e che molti indicano avere un seguito pronto a stare sul fronte opposto a quello di Bonomi. Molto dipenderà anche da quello che, oggi, proporranno i due candidati e quanto sapranno modulare le loro idee e i loro progetti all’attuale situazione e a quella che si prospetta: quanto potranno essere improntati a quello spirito di unità nazionale che ha già pervaso la politica o, al contrario, potrebbero risultare rischiosi proprio nel rapporto con il Governo arroccamenti difficilmente comprensibili e forieri di ulteriori preoccupazioni di fronte a uno scenario inedito.

Certamente il diniego dell’ex presidente dell’Unione Industriale di Torino ha spiazzato i saggi e il fronte bonomiano: i primi hanno dovuto incassare senza la forza di imporre una decisione che avrebbe avuto strascichi pesanti, il secondo ha visto sfumare la via più semplice per spianare il cammino a un candidato dato per favorito ma che, evidentemente, così sicuro non è. Le stesse previsioni basate su un computo che affida a Bonomi un centinaio dei 180 voti contro i circa settanta di Mattioli fanno leva su un divario che non tiene conto non solo di Pasini e del veneto Andrea Illy, ritiratosi ben prima del bresciano, ma di come si potrebbero muovere coloro che non si sono mai espressi.

Infine, la mossa azzardata e addirittura palesemente maldestra dei saggi, con quell’invito all’imprenditrice torinese a farsi da parte, chi dice non potrebbe sortire l’effetto contrario? Non solo in quello già avvenuto del rifiuto di Mattioli, ma anche l’altro: la reazione di chi ha visto il tentativo di sgombrare il campo a favore del presidente di Assolombarda, facendo anche leva sulla situazione della sua regione, quando l’emergenza sanitaria ed economica è ormai per l’intero Paese.

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