A chi fa paura Damilano?

A chi fa paura la candidatura di Paolo Damilano a sindaco di Torino? A nessuno. Di certo è un cruccio per avversari e competitori, magari impensierisce qualche stakeholder nostrano che inizia a nutrire dubbi sulle qualità amministrative dell’aspirante primo cittadino, a qualcuno potrebbe pure preoccupare il padrinaggio politico della Lega. Ma da qui a essere indicato come potenziale bersaglio di occulte quanto evanescenti strategie della tensione ce ne corre. E meno male, aggiungiamo. È un sollievo apprendere che le prime indagini investigative abbiano escluso la matrice politica ed eversiva degli atti di vandalismo contro due locali di proprietà dell’imprenditore. Si tratterebbe di un gesto compiuto da un ladruncolo, un balordo solitario, forse un senzatetto che, dopo essersi intrufolato all’interno del pastificio Defilippis, aver mangiucchiato ciò che ha trovato, si è portato via un magnum di champagne; bottiglia che poi ha lanciato qualche metro più avanti contro la vetrina di Zucca. Come riferisce l’edizione locale di Repubblica non vi sarebbe neppure alcun legame con i danneggiamenti delle vigne di famiglia a Barolo, peraltro avvenuti molto tempo prima della spaccata della settimana scorsa. Insomma, nessun raid intimidatorio, nessuna regia, nessun disegno criminale volto a intimorire il candidato Damilano, nessuna emergenza democratica, come pure certe scomposte reazioni a caldo avevano lasciato intendere. Va riconosciuta a Damilano maggiore sobrietà rispetto a quella mostrata nell’occasione da certi suoi supporter e da qualche avventore mattutino del suo bar. Giusto tenere alta la guardia e invitare alla massima vigilanza, ma agitare spettri e alimentare fuochi è da irresponsabili. E questo, sì, fa paura.

print_icon