DIRITTI & ROVESCI

Carcere di Torino, record di contagi

Oltre 200 casi su una popolazione di 1.400 detenuti: è il focolaio più esteso tra gli istituti penitenziari d'Italia. Un problema non da poco in una struttura alle prese da anni con il sovraffollamento

Un positivo ogni sette detenuti. È questo il dato che porta il carcere Lorusso e Cutugno di Torino a essere la maglia nera del Covid nel rapporto con gli altri principali istituti italiani. Sono complessivamente 204 i reclusi contagiati su una popolazione carceraria di 1.400 persone. È il focolaio più grande d’Italia: a Firenze Sollicciano, infatti, i positivi sono 171, 168 a Napoli Poggioreale, 160 a Busto Arsizio, 146 a Napoli Secondigliano, 124 a Milano San Vittore, 119 a Pavia.

Una situazione che si aggiunge a tutte le altre criticità del carcere delle Vallette. Dopo le denunce per le condizioni del reparto psichiatrico “Sestante” e l’ormai atavico problema del sovraffollamento, all’inizio dell’anno il direttore reggente della struttura Rosalia Marino ha rassegnato le dimissioni ed è stata temporaneamente sostituita da Cosima Buccoliero. Era arrivata nel 2020 dopo che un’inchiesta per torture aveva travolto il precedente direttore e il comandante di reparto, oltre a numerosi agenti.

I tamponi positivi sono in continuo aumento e in un carcere che contiene circa quattrocento detenuti in più rispetto al migliaio previsti costituisce un problema nel problema. La diffusione del contagio nell’istituto penitenziario di Torino è stata particolarmente estesa, nonostante la campagna vaccinale tra i detenuti e il personale messa in campo un anno fa, quando si era persino creato un hub all’interno delle mura, arrivando a una copertura che supera il 90%, anche più elevata della media degli altri istituti penitenziari.

Negli ultimi venti giorni i casi nelle carceri italiane sono esplosi. Si è passati dai 463 del 27 dicembre ai 2.625 casi del 17 gennaio. Un aumento del 466% e nei tre giorni successivi i casi dichiarati – al 20 gennaio – sono diventati 3.287, ovvero un ulteriore + 25%, “a dimostrazione che, a differenza di quanto sta avvenendo sul territorio, la pandemia in carcere è tutt’altro che sotto controllo” afferma Leo Beneduci, segretario dell’Osapp (l’Organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria). Balducci esprime “estrema preoccupazione” soprattutto “per le conseguenze che tale situazione determina nel funzionamento e persino nella sicurezza delle carceri” che già scontano il “grave sovraffollamento” e “l’endemica e gravissima carenza di poliziotti penitenziari” .

In queste condizioni, prosegue il sindacato “si deve comunque provvedere ogni giorno a centinaia di separazioni tra i soggetti positivi e l’ulteriore utenza detentiva nell’ambito di istituti di pena di conclamata vetustà, privi di ulteriori spazi e persino di servizi igienici in idonee condizioni”.

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