TRAVAGLI DEMOCRATICI

Meloni è capace, lo dice anche il Pd

Ieri Letta sul New York Times oggi Bonaccini. Un partito smarrito che non vede più agitarsi il babau nero. Orlando s'irrita: "Compagni, mettiamoci d'accordo", e poi magari fateci sapere. E la Schlein s'infila nella polemica: "Giorgia non ha la postura"

Sorpresa. Giorgia Meloni non è così male, anzi “è stata meglio di quanto ci aspettassimo” sulle questioni economiche e finanziarie. E se a dirlo è Enrico Letta, che in estate aveva costruito una campagna elettorale contro il pericolo nero rappresentato dal centrodestra, allora la polemica è scontata. Qualcuno nel Pd ha iniziato ad alzare un sopracciglio già ieri sera quando le agenzie hanno iniziato a diffondere stralci dell’intervista che il segretario uscente del Pd aveva rilasciato al New York Times. Poi Letta ha aggiunto che “alcuni temono ancora una svolta autoritaria, ma Meloni ha sorpreso molti mostrando una vena pragmatica da quando è salita al potere”. Non solo, secondo Letta la premier ha abbandonato la sua dichiarata aggressività nei confronti dell’Unione Europea, “decidendo di seguire le regole ed evitando di commettere errori. La realtà è che è forte. È in quella luna di miele piena, senza alternativa all’interno della maggioranza e dell’opposizione divisa”. Insomma, se non è un endorsement poco ci manca e certo il fatto che questo riconoscimento arrivi proprio dal Pd non può che creare qualche sussulto nell’opposizione.

A sorpresa poi, questa mattina, a inserirsi nel solco del segretario uscente c’è l’aspirante numero uno Stefano Bonaccini, secondo cui “Meloni non è una fascista è una persona molto capace, ha idee molto diverse dalle mie, dovrà dimostrare di essere all’altezza di guidare il governo italiano. Sono troppi pochi mesi che è partita: noi come Pd ci siamo stati quasi ininterrottamente per 11 anni. Ci vuole misura per criticare”. Parole pronunciate davanti alle telecamere di Coffee Break su La7 e che hanno fatto saltare sulla sedia il massimo esponente della sinistra ministeriale del Pd, Andrea Orlando che in quei circa undici anni indicati da Bonaccini ha occupato in modo quasi continuativo un dicastero. “C’è qualcosa che non va – scrive sui social –. Mettiamoci d’accordo compagni e amici. Se sosteniamo, io credo in modo sacrosanto, che la manovra di bilancio incentiva l'evasione, non aiuta l'economia reale e premia le rendite, colpisce i poveri e non affronta la crisi salariale. Se diciamo che il decreto Ong è contro la Costituzione, i trattati internazionali e il senso stesso di umanità. Se diciamo che esponenti del Governo, coperti dalla premier, si sono resi responsabili di comportamenti gravi e di un utilizzo inaccettabile delle istituzioni contro l’opposizione. Come si fa a dire contemporaneamente che sono capaci (di cosa?) o che sono meglio di quanto ci aspettassimo? Davvero, mettiamoci d’accordo compagni e amici”. Ecco, mettetevi d’accordo, poi fateci sapere.

Ha gioco facile Elly Schlein a inserirsi nella querelle, ovviamente imbracciando l’artiglieria dell’antimelonismo: "Io credo che Giorgia Meloni ancora non abbia trovato la postura nel nuovo ruolo – ha sentenziato durante un incontro con la stampa estera –. Lo dico dal primo discorso che ha fatto alla Camera in cui sembrava una leader dell’opposizione. E l’ho riscontrato anche sulla vicenda Donzelli-Delmastro. Credo che la destra non abbia aumentato il consenso ma è stata in grado di mantenerlo, ma non passerà molto tempo prima che arriverà una delusione. Ci sono troppe promesse che non sono in grado di mantenere. E i primi atti del governo sono molto ideologici. Hanno fatto una manovra che abolisce il reddito di cittadinanza, colpendo i ceti più poveri e le donne. Non hanno messo un euro sul Sud. Io credo che sia un governo che sta facendo male e che in Europa rischia di isolarci rientrando nelle braccia del gruppo Visegrad”.

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